“Lo Stato ha perso colpevolmente giorni preziosi e le fiamme si sono estese in modo drammatico”. E’ l’onorevole Gianni Melilla che scrive al presidente del Consiglio dei ministri Gentiloni, raccontando ciò che da dieci giorni accade a qualche centinaio di chilometri da Roma. Sulle montagne di Celestino V, in pieno Parco Nazionale della Majella. Chiesta qualche giorno fa la dichiarazione di stato di calamità nazionale, Melilla chiede “di assumere ogni decisione straordinaria e immediata
per far fronte alla emergenza degli incendi sul Morrone, potenziando in modo massiccio gli uomini e i mezzi da impegnare ulteriormente e in modo aggiuntivo a quelli che con coraggio e abnegazione da giorni lavorano in condizioni di pericolo costante”. Il deputato, inoltre, solleva la questione della forestale e l’indebolimento operao ai danni della protezione civile.
“Quanto sta accadendo ad esempio sul Morrone ed a Sulmona, desta enorme preoccupazione per l’intensità e la capacità distruttiva degli incendi che minacciano concretamente da giorni anche nuclei abitati”. E’ l’ex presidente della Regione Abruzzo Gianni Chiodi (Fi), a dichiararlo condannando, al contempo, la natura dolosa dei roghi. “Dobbiamo interrogarci sul perché si ripetano con tale frequenza e perché la risposta della Regione Abruzzo sia stata tardiva” afferma Chiodi che riconduce anch’egli la questione alla riforma Madia alla quale la regione non ha saputo adeguarsi “impreparata di fronte ad un problema che per le caratteristiche boschive dell’Abruzzo e le alte temperature doveva al contrario meritare attenzione e preparazione. Invece la nostra Regione si ritrova con pochi mezzi, con convenzioni con i vigili del fuoco arrivate all’ultimo secondo e con una gestione del patrimonio boschivo inesistente. Quello che emerge è che il governo regionale abbia sottovalutato il problema: soltanto oggi il Presidente D’Alfonso chiede a gran voce a Gentiloni più mezzi e uomini” prosegue l’ex presidente. La prevenzione, il monitoraggio grazie ad un protocollo d’intesa, da sottoscrivere con forestale e protezione civile, potevano rappresentare il “salvavita” per l’Abruzzo. “Brucia la nostra immagine turistica, il nostro essere Regione verde d’Europa e brucia l’economia delle aree interne, dove vivono comunità sempre più sole e abbandonate- aggiunge Chiodi-. Auspico che questi tragici eventi trovino una immediata conclusione senza il coinvolgimento di vite umane, ma subito dopo la politica regionale metta in campo una strategia con tutto il sistema di Protezione Civile a cui va il mio sincero ringraziamento per quanto sta facendo da giorni per salvare la parte migliore delle nostre montagne dal fuoco”.
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