La conferma è arrivata dalla perizia cinematica disposta dalla procura di Sulmona: la causa dell’incidente che provocò la morte del comandante dei carabinieri-forestali di Villetta Barrea, Luca Pulsinelli, d’altronde, era stata già ammessa da chi quell’incidente lo provocò e che poi, per i sensi di colpa, si tolse la vita.
“Turbativa da un disturbo alla circolazione stradale da parte della vettura, nonostante l’assenza di collisione tra i mezzi”, recita la relazione del perito che ha accertato come a bordo della Fiat Panda intestata alla moglie, Antonello De Arcangelis del Forno, 51enne di Opi, tagliò la strada il 15 giugno scorso alla moto Suzuki 600 condotta dal militare, causandone l’uscita di strada e poi lo schianto contro un muretto.
L’incidente si consumò sulla Marsicana 83, all’ingresso di Opi dove De Arcangelis del Forno viveva e dove decise, a fine settembre, di suicidarsi, aggiungendo tragedia alla tragedia.
L’automobilista era stato notato da un gruppo di ciclisti che Pulsinelli aveva appena superato e dopo l’impatto, non si sa e mai si saprà, se perché non se ne era accorto o per paura, si allontanò dal luogo dell’incidente.
Tant’è che all’inizio a finire sul registro degli indagati era stata la moglie a cui era intestata l’auto. Poi le indagini permisero di risalire all’uomo che non resse psicologicamente a quel rimorso, uccidendosi e lasciando un biglietto nel quale ammetteva la sua colpa.
Tutto il rispetto per questo grave lutto ma credo che chi si è data la colpa non ha valutato bene la cosa. In quel tratto il limite di velocità è di soli 50 km/h e se il motociclista con Suzuki 600 non è riuscito a fermarsi vuol dire che andava decisamente più veloce, soprattutto per aver sorpassato il gruppo dei ciclisti.
La perizia cinematica è un conto ma il rispetto del limite di velocità è un altro.