La tosatura dei Maori

Sono venuti direttamente dalla Nuova Zelanda, come consuetudine ormai da una quindicina di anni a questa parte, gli esperti tosatori Maori per tagliare via la lana dalle oltre 1200 pecore della Cooperativa Asca di Anversa. La tecnica dei Maori è la più veloce ed efficace tecnica per rimuovere il manto delle pecore, si effettua in 56 passaggi ed è studiata ed applicata in tutto il mondo.

“La tosatura annuale delle pecore – ci spiega Manuela Cozzi della Cooperativa Asca e del bioagriturismo La porta dei parchi– è necessaria per permettere di far nascere il nuovo vello all’animale in prospettiva dell’alpeggio estivo”. Non una pratica brutale dunque, per quanto visivamente virulenta, anzi un’azione benefica per l’animale. Fra l’altro uno dei vantaggi della tecnica maori è proprio quello di tosare interamente una pecora in mezzo minuto circa, comportando all’animale uno stress minore rispetto alla pratica precedente del taglio del vello con le forbici che costringeva gli animali a stress ben maggiori perché dovevano essere legati e incaprettati.

Peccato però che la lana naturale oggi è vittima dell’economia mondiale e del fortissimo ricorso alla chimica che si fa nell’industria tessile. “Oggi la lana non la compra quasi più nessuno” dice la Cozzi, “ma come? – verrebbe da dire – basta entrare in un qualsiasi negozio di abbigliamento per trovare senza alcuna fatica dei capi di lana”. E invece i capi di lana ne contengono solo in parte, solitamente intorno al 20%, il resto è composto di polimeri chimici e fibre sintetiche derivate dal petrolio.

Questo ha prodotto la svalutazione della lana che è passata dall’essere pagata negli anni Ottanta intorno alle 5 mila lire al chilo, agli attuali trenta centesimi. Questo pone anche un secondo ordine di problemi oltre quello della svalutazione della lana, ovvero la sostenibilità degli indumenti, perché una volta usurati questi finiscono nell’indifferenziato mentre gli indumenti di lana originale sono prodotti naturali. E così questa pregiata lana merinos biologica certificata, proveniente da pecore di razza Sopravvissana finisce inesorabilmente ad essere vittima dell’economia mondiale, del predominio del petrolio e della chimica e dei ritmi del mercato sempre più frenetici.

Purtroppo la produzione anversana è troppo poco ingente per poter essere assorbita da una filiera nazionale mentre ne è troppa per creare una filiera di artigianato locale. I soci della Cooperativa Asca però hanno trovato il loro modo di non mandar sprecata i trenta quintali di lana che vengono raccolti l’anno. Dopo essere stata trasportata a Prato infatti, dove viene lavata e cardata, con una parte vengono fatte delle coperte, il resto della lana cardata torna in Abruzzo, a Lanciano precisamente, dove viene ulteriormente lavorata e filata. Una parte della produzione poi finisce anche in Germania, dove un’azienda locale estrae la lanolina naturale da lana biologica certificata. La lanolina però, che viene utilizzata come ammorbidente per indumenti o per la preparazione di cosmetici e pomate, è anch’essa vittima della chimica in quanto sempre più sostituita nel mercato dalla lanolina industriale prodotta in laboratorio.

La cooperativa e il bioagriturismo sono due esempi di sostenibilità ambientale, ovviamente la lana è solo una piccolissima parte della loro produzione che comprende prodotti caseari, orticoli, frutta e olio d’oliva. Sono importanti simboli di come si potrebbe fare impresa nel nostro territorio, creando filiere completamente sostenibili che potrebbero essere valorizzate dal mercato proprio in virtù di questa loro peculiarità che rifugge dalle dinamiche attuali dell’economia mondiale che basa ogni suo ragionamento sul mero profitto, con buona pace dell’ambiente e di chi avrà da vivere su questa Terra malata dopo di noi.

Savino Monterisi

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