La stratificazione cromatica interiore di Serenella Polidoro, prima al Premio Capitolium

L’entroterra abruzzese, quello degli artisti e della creatività che da questo piccolo angolo di mondo, con umiltà e tenacia, riesce a collezionare preziosi riconoscimenti. E’ quello avvenuto ieri per la pittrice di Castelvecchio Subequo Serenella Polidoro, primo posto al Premio Capitolium 2019 di Roma svoltosi presso la nota “Galleria d’Arte La Pigna” a palazzo Maffei Marescotti. Si tratta di una mostra internazionale d’arte contemporanea organizzata dall’associazione culturale Arte in cammino, un evento che si ripropone annualmente dal 2014 e che vanta la partecipazione di importanti critici d’arte.

A vincere è stato ancora e ancora l’entroterra abruzzese in un quadro che ripropone Castelvecchio, ma che nei fatti può essere assimilabile a qualsiasi altro borgo che caratterizza l’Appennino. Perché l’ispirazione Serenella Polidoro la trae dai paesaggi che vive, dai momenti che respira, dalle emozioni che una data situazione suscita. Così nella sua particolare forma d’arte, nella sua ricerca dell’effetto attraverso la stratificazione cromatica, spatolata su spatolata, l’artista arriva a riproporre luoghi e situazioni particolari.

Una catarsi la sua che si esplica attraverso la tela. “A volte parto con un intento preciso – racconta – ma poi ad un certo punto arriva qualcosa che cambia tutto”. Arriva quel momento, infatti, dove la ragione cessa di esistere e il gesto pittorico diventa il ponte “spirituale” verso l’inconscio ed un mondo fatto a colori.

Si tratta spesso delle sfumature di viaggi interiorizzati nel corso della vita, l’Africa, il sud America, paesaggi naturali per lo più e situazione di umana precarietà.

Così in ballo c’è anche una mostra personale, probabilmente per il prossimo anno, dove i quadri saranno i racconti visivi, il diario per immagini di questo vagabondare per il mondo. Non una esposizione fine a se stessa, ma veicolo di un messaggio a favore dell’umanità in tempi di emigrazioni e sofferenze.

Con l’arte Serenella Polidoro inizia a fare sul serio (mostre collettive e concorsi) nel 2000. Da lì sono arrivati bei riconoscimenti anche da parte di critici come Chiara Strozzieri e Maria Cristina Ricciardi solo per citarne alcuni, ma la lista è lunga.

La pittrice si forma essenzialmente da sé, apprende tecniche e usi anche seguendo altri pittori, ma scoprendo in assoluta autonomia il suo percorso e il suo stile, vicino all’informale ma che poi tanto informale non è: il quadro, infatti, ha sempre ben chiaro un soggetto. E se le chiedi quando ha iniziato a disegnare o colorare l’artista risponde: “Da sempre. Quando alle elementari dovevamo svolgere dei temi, io iniziavo sempre scrivendo qualcosa ma poi lo svolgimento vero e proprio avveniva attraverso il disegno. Atteggiamento che veniva interpretato come semplice pigrizia”. Invece nascosto dentro quel tema, tacciato di giudizi superficiali e spiccioli, si celava una dote, la sua.

Non è un caso che di mestiere Serenella Polidoro fa ora la maestra d’infanzia. Lei ha a che fare con i più piccoli e il disegno diventa veicolo e gioco per far conoscere grandi artisti. L’ultimo progetto lo ha sviluppato proprio quest’anno facendo conoscere ai suoi alunni Monet, Pollock e altri che hanno riproposto un tipo di pittura molto gestuale e facilmente interpretabile attraverso il gioco appunto.

Perché in fondo l’arte è anche un po’ questo, è giocare e sporcarsi con le mani, con il proprio sentire e le proprie emozioni e poi vederle tutte lì, colore dopo colore in una stratificazione cromatica interiore.

Simona Pace

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