La Snam nega il taglio degli alberi a Case Pente. Gli ambientalisti: “Abbiamo le foto”

Snam intende precisare che gli ulivi che insistono sull’area della centrale di Case Pente sono poco più di 60 (non 317). Non sono, inoltre, destinati all’abbattimento, bensì solo all’espianto e al successivo reimpianto, il tutto secondo autorizzazione rilasciata dall’ente preposto (Regione Abruzzo, Dipartimento Agricoltura)”.
Non si è fatta attendere la replica della Snam alle dichiarazioni rilasciate ieri dal Coordinamento Per il clima fuori dal fossile che accusava la multinazionale dell’ennesimo scempio ambientale per il taglio indiscriminato di piante lungo il tracciato del metanodotto. Da Case Pente alle linee di collegamento della centrale di Sulmona alla rete esistente per le quali Snam precisa di “aver acquisito le necessarie autorizzazioni da parte della Regione. L’azienda ha inoltre siglato precisi accordi bonari di assenso con tutti i proprietari dei terreni su cui tali ulivi insistono, consentendo loro di raccoglierne i frutti prima degli interventi programmati”.

Nessun disastro ambientale e nessun abuso tanto che, continuano dalla multinazionale, “a seguire, agli stessi proprietari sarà riconosciuto il dovuto indennizzo economico e sarà concesso di decidere in piena autonomia le azioni di ripristino, compreso l’eventuale impianto di nuovi ulivi, da porre in essere nelle aree interessate, riconoscendo gli oneri anche per tali attività”. E nessun motivo di preoccupazione per l’ambiente se è vero che, conclude Snam “il tutto è coerente con l’impegno storicamente profuso per infrastrutturare il Paese avendo cura dell’equilibrio dei suoi ecosistemi, come ribadito anche nel recente Transition Plan presentato a ottobre”.

Argomentazioni che non hanno però convinto il Coordinamento Per il clima fuori dal fossile che “sui poco più di 60 alberi che sarebbero stati non tagliati ma espiantati” fa notare come Snam “non dice dove e quando sarebbero stati ricollocati e non fornisce nessuna prova di quanto afferma”. A differenza del Coordinamento che a conferma del taglio degli alberi mostra le “prove” dell’autorizzazione della Regione rilasciata con atto del 15 marzo 2024 – protocollo n. R.A. 114662/2024, “all’abbattimento di 317 piante di ulivo, così come richiesto da Snam” e le foto di numerosi alberi abbattuti nella fascia prospiciente il cantiere della centrale. Proprio lì dove, spiegano gli ambientalisti, “dovrebbero essere interrati i 4 tubi di collegamento ai 2 metanodotti che vengono dal sud”.

Un’autorizzazione, quella rilasciata dalla Regione dove si legge altresì che “la richiesta di autorizzazione riguarda l’abbattimento e non l’espianto delle piante di olivo con il successivo reimpianto” e, a confermare i dubbi degli ambientalisti in merito alle dichiarazioni di Snam è anche una lettera in cui la Regione evidenzia che “la richiesta autorizzativa presentata dalla Snam concerneva il rilascio dell’autorizzazione all’abbattimento delle piante di olivo e che nella medesima richiesta nonché nella documentazione allegata non era presente alcun riferimento all’operazione di espianto”.

Un’altra “prova”, secondo il Coordinamento della non veridicità delle affermazioni di Snam o, forse, la multinazionale, continuano gli ambientalisti “vuole smentire anche l’autorizzazione regionale che la società stessa ha richiesto? O intende forse sostenere che le foto che attestano il taglio, e non l’espianto, di decine di alberi di ulivo di fronte al cantiere di Case Pente sono false?” Domande le cui risposte, concludono gli ambientalisti, sono negli “atti regionali relativi all’autorizzazione e nelle foto che documentano il deserto realizzato a Case Pente dalle motoseghe e dalle ruspe della Snam”.

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