La sindaca e il teatrino comico delle dimissioni

Il teatrino del rientro rischia di diventare ancor più comico di quello dell’uscita: di fronte all’evidente smacco e fallimento dell’azione e della strategia politica messa in campo dalla sindaca Annamaria Casini dopo gli eventi collegati alla centrale Snam, infatti, la ex, futura ex ex, prima cittadina le sta provando di tutte per avere una scusa che la riabiliti almeno un po’, o almeno che le consenta di ritirare le dimissioni con un barlume di motivazione e dignità.
Perché a guardare i risultati, quella ragione, non c’è e non ci sarebbe, se non fosse che sin dall’inizio tutti sapevano che si trattava di una farsa.

Nessun sindaco, ad esempio, ha risposto al suo appello di dimissioni, a palazzo Chigi nessuno l’ha ricevuta se non un consigliere che era da quelle parti, neanche il governatore D’Alfonso se l’è portata a Roma il 9 gennaio scorso quando è andato a parlare con Gentiloni e a definire la sua candidatura alle elezioni politiche. E ancora il “congelamento” blaterato dopo l’incontro romano è stato così “freddo” che la delibera della Presidenza del consiglio dei ministri è stata già inoltrata da quattro giorni e probabilmente anche l’autorizzazione definitiva arriverà entro il 4 marzo.

Umiliata dalle istituzioni e dalla politica, così, la sindaca dimissionaria ha provato a fare il capo-popolo: in quel di Paganica ha lanciato la sua candidatura a guidare la battaglia contro il mostro Snam con l’annuncio di un ricorso al Tar e mettendosi a capo dei militanti e della gente, solo che poi il suo consiglio comunale, nel quale non si è presentata l’altro giorno nonostante si parlasse proprio e solo di Snam, ha impedito ai comitati di dire la propria in Aula, sancendo una spaccatura definitiva di un’alleanza che già si faceva fatica a credere.

Ci ha poi provato con la via istituzionale dell’invocazione: prima cercando di far inserire nella delibera contro la Snam un passaggio in cui tutto il consiglio comunale le chiedeva di tornare sui suoi passi, tentativo fallito per l’evidente e logica contrarietà delle opposizioni. Poi facendo presentare un ordine del giorno dal consigliere di maggioranza Angelo Amori che è stato votato dalla maggioranza e che è passato solo perché il presidente facente funzione, Fabio Ranalli, non ha fatto mancare il numero legale.
Troppo poco per stracciarsi le vesti: così nel primo pomeriggio di ieri i telefoni cominciano a squillare anche fuori dai banchi della politica. Ed ecco l’Ascom Fidi sempre fida partorire il suo comunicato di preghiera. “Sindaco sta casa aspetta a te”, non sia mai un altro commissario e giusto che ci si trovava, tra una centrale e un metanodotto, perché non ricordarle “che per iniziative turistiche il Comune coinvolga la Dmc Terre d’Amore, unico soggetto riconosciuto da Regione Abruzzo a operare nel comparto strategico del turismo”. Mah.

E’ in serata che però i gerosolimiani (a proposito che fine ha fatto l’assessore?) scendono l’artiglieria “pesante”: un documento firmato da diciassette sindaci (quelli di area) che, lungi dal raccogliere l’invito alle dimissioni fatto il 23 dicembre, chiedono ora però alla Casini di ritornare sul trono: “Tutti insieme ce la possiamo fare – scrivono rinvangando lo slogan elettorale Scelaf – solo se la città territorio manterrà una guida certa e forte”. Con la scontata filastrocca di premessa che il commissario no no no.
Tra qualche ora chissà arriverà la preghiera anche di qualche imprenditore, dei vertici nominati nelle partecipate e perché no una bella offensiva via Facebook, in fondo è dal social che ha deciso di mollare.

Tutto mentre gli amministratori non allineati prendono le distanze, perché alla fine quella che doveva essere un’occasione di unire il territorio, si è trasformata nella solita sceneggiata politica, nell’esibizione di muscoli e voti, numeri e teste. Un giochino insomma, che a dire il vero fa divertire solo la Snam in questo momento.

Tra domani e dopodomani, comunque, una decisione dovrà comunicarla per forza la Casini, perché il 16 gennaio scade il termine della vacatio dei venti giorni. Finalmente si metterà fine a questo teatrino, tra smisurate preghiere e comiche strategie politiche, si tornerà così all’ordinaria disamministrazione della cosa pubblica e della città. In attesa che il Tar compia il miracolo o che, più verosimilmente, la Snam compia il suo progetto.

2 Commenti su "La sindaca e il teatrino comico delle dimissioni"

  1. Tranquilli quando i titoli di coda saranno in procinto di comparire verrà fuori dagli “extra” un video-appello emozionante dell’unico che può aiutarla a “rientare”, e che ci spiegherà come per noi sarà la vera e “sòla” garanzia di vittoria per le battaglie che ci aspettano.

  2. LA SINDACA. Boldrini, la sinistra presidente della camera, ha lanciato un nuovo linguaggio e tutti si sono adeguati. Ora si distingue il sesso nel momento in cui si lotta,sempre a sinistra, di lanciare il gender,come dire non esiste né maschio né femmina. Ed ecco comparire,allineati e coperti,alla maniera di come li dipingeva Guareschi, il femminile di sindaco-sindaca-ministro-ministra etc. Conosco un medico di sinistra che si è subito adeguato, fa il pediatra.Sulla tabella ha scritto- Dott.Tizio -PEDIATRO, mentre una donna ha scritto RADIOLOGA ed un uomo DENTISTO. Persino il past presidente Napolitano si è scandalizzato ed ha detto che sindaca è una “puttanata”lessicale. Difatti SINDACO è una istituzione e pertanto né maschio né femmina , è sindaco e basta. Così come MINISTRO. Ci stanno imponendo anche il linguaggio,roba da matti e chi ce lo impone,nientemeno che la Boldrini. Boldrini chi?

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