C’erano una volta le botteghe sotto casa, i negozi di quartieri, i gran bazar dove riuscivi a trovar di tutto e le piccole attività tirate avanti con arte e passione. Un panorama commerciale che, complice la moda dei centri commerciali e dei viaggi verso altri lidi, continua a perdere terreno giorno dopo giorno condannato, tra l’altro, da un’imposizione fiscale imponente. E come si può ambire ad un cambio di rotta? La risposta è così scontata, ma non altrettanto semplice poiché implica un vero cambio di abitudini tra i consumatori che, con coscienza e consapevolezza, possono fare la differenza.
Una sfida. A lanciarla sono Confesercenti, Fiesa e Anva ai sulmonesi e ai peligni tutti “Affinché quest’anno, più che mai, facciano acquisti nella propria città e non vadano in altri luoghi”. Una “comunità solidale” da crearsi per impedire, quanto meno attutire, le chiusure degli esercizi commerciali in città. Negli ultimi tempi a Sulmona, infatti, ci sono stati altri casi di saracinesche abbassate, tra le quali anche uno dei negozi storici. Non solo. Il fenomeno delle chiusure, denunciano le associazioni di categoria, sono direttamente proporzionali al calo del desiderio di impresa e quindi ad uno sconforto nell’affrontare qualsiasi forma di avventura imprenditoriale. E quanto qualcuno ce la fa sembra quasi un miracolo.
L’auspicio è quindi quello di realizzare un “sistema” di risorse ed opportunità, concentrandosi anche sul mercato di piazza Garibaldi. Obiettivo che necessita del sostegno dei cittadini, ma anche, del Comune al quale le sigle chiedono la convocazione di un tavolo tecnico ed il coinvolgimento, inoltre, di banche per agevolare l’accesso al credito.Un piano strategico rappresenta il primo passo per lo sviluppo del territorio, non solo di Sulmona, anche accelerando la sempre lunga, lenta burocrazia per le piccole medie imprese e riducendo la fiscalità attraverso sgravi e incentivi.
Attorno ad un tavolo tecnico, chissà, se ne potrà parlare. s.pac
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