La sfida del lavoro del ministro Orlando

Non c’è il bagno di folla, un po’ per l’ora, un po’ per il profilo discreto del ministro, ma la visita di Andrea Orlando oggi a Sulmona, prima tappa della sua due giorni abruzzese, è densa di contenuti e interrogativi.

Il lavoro è la parola chiave non solo del suo dicastero, ma di una sfida politica che attraversa e tocca Sulmona e il suo comprensorio da vicino. Su tutti lo spettro del ridimensionamento della Magneti Marelli, unica vera fabbrica rimasta in Valle Peligna, minacciata dalle delocalizzazioni e da una transizione ecologica che “in alcuni settori rischia di produrre cadute occupazionali – ha detto il ministro del Lavoro -, dobbiamo darci negli strumenti. Le politiche industriali sono decisive, penso ad esempio all’automotive, e occorrono strumenti per affrontare le situazioni in cui le imprese decidono di chiudere: le comunità devono essere messe nelle condizioni di valutare se ci sono altre modalità di intervento, quindi in seconda istanza mettere in campo adeguati ammortizzatori sociali e politiche attive. Servono percorsi ordinati, questi fenomeni vanno governati”.

Insieme con le aziende con una nuova politica industriale e, insomma, un’attenta valutazione del passaggio all’industria del futuro, puntando sull’innovazione e sulla formazione.

Poi il passaggio sul minimo salariale, con i lavoratori italiani che più di tutti in Europa hanno perso potere d’acquisto e il tema della sicurezza che questa sera sarà al centro di un vertice con il primo ministro Mario Draghi.

A Sulmona, Orlando, dà la sua benedizione alla Conferenza delle lavoratrici e dei lavoratori del Pd: ottanta iscritti già, tra dipendenti, autonomi, professionisti, imprenditori, artigiani, agricoltori, operatori sanitari, commercianti, operatori della cultura e dello spettacolo, per aprire un’ampia fase di ascolto e guidare il nuovo corso.

A Sulmona, Orlando, anche per sostenere la candidatura a sindaco di Gianfranco Di Piero e della coalizione Liberamente Sulmona “sintesi di un processo politico – quello che mette insieme Pd, 5 Stelle e società civile – che è la strada più logica di una nuova alleanza e l’esempio della Germania in queste ore è incoraggiante. Un ruolo in queste sfide del Paese lo avranno anche le istituzioni locali – ha aggiunto il ministro – ecco perché occorre scegliere un sindaco capace e che abbia relazioni con i vertici politici regionali e nazionali. Il civismo, quando non è sano, si trasforma in campanilismo di cui ora le comunità locali non hanno proprio bisogno, se non in trasformismo o spazio per la resa dei conti”.

Sulle destre il giudizio non è meno severo, soprattutto dal punto di vista economico: “Il liberismo, l’idea che il mercato potesse regolare le politiche industriali, ha fallito – aggiunge Orlando – un esempio è stata l’emergenza delle mascherine nella prima fase della pandemia. Bisogna rimettere al centro il lavoro, non inteso solo come processo produttivo, ma con particolare attenzione alla persona e al lavoratore. La politica deve occuparsi dei temi che interessano direttamente le persone: lavoro, appunto, scuola, sanità. Su questo bisogna lavorare”.

1 Commento su "La sfida del lavoro del ministro Orlando"

  1. Lupus in fabula | 27 Settembre 2021 at 22:03 | Rispondi

    Tira na brutta aria nella Valle dei Peligni…
    Ipse dixit:
    “ …credo che ci sia l’esigenza di mettere le istituzioni, lavoratori ma anche le imprese che lavorano nell’indotto, nella condizione di poter parare il colpo, ammortizzare la botta quando si va verso la chiusura…”
    In lontananza si sono sentiti i primi due rintocchi…quelli della campana piccola…

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