Il 2 aprile i Comitati Cittadini per l’Ambiente e il collettivo AltreMenti Valle Peligna sono stati fra i promotori della nascita del Coordinamento Nazionale No Tubo a Colfiorito, nel tentativo di tenere uniti i territori mobilitati contro Rete Adriatica.
Solo pochi giorni fa le tematiche energetiche erano tornate in primo piano nelle cronache nazionali in seguito all’inizio dei lavori del contestato TAP – Trans-Adriatic Pipeline – un gasdotto che dalla Grecia porterebbe il gas dell’Azerbaijan sulle coste pugliesi, nei pressi di Melendugno. Con l’espianto dei primi duecento ulivi per far passare un micro tunnel, gli attivisti No Tap hanno presidiato il cantiere e cercato di impedire i lavori. Sono seguiti momenti di tensione con le forze dell’ordine e sono state costruite delle barricate artigianali nelle vie fra i poderi per impedire l’accesso ai lavoratori del cantiere. Per ora il Tar del Lazio ha sospeso i lavori per permettere il riesame di un atto impugnato da parte del ministero dell’Ambiente.
La questione del TAP apparentemente così lontana dalle terre abruzzesi è in realtà strettamente collegata. L’infrastruttura infatti fa parte del Southern Gas Corridor – come lo ha definito l’Unione Europea, un insieme di opere volte a ridurre la dipendenza energetica dalla Russia importando il gas dall’area del Caucaso, più nello specifico dall’Azerbaijan.
Una volta approdato sulle coste pugliesi, il TAP verrebbe allacciato più a nord, alla rete nazionale dei gasdotti a pochi chilometri da dove dovrebbe iniziare il gasdotto Rete Adriatica che attraverserebbe l’Italia appenninica e Valle Peligna per intero e vedrà la costruzione nel comune di Sulmona, in località Case Pente, di una centrale di compressione del gas su una superficie di 12 ettari.
I comitati che si oppongono all’opera nei loro nove anni di attività hanno sottolineato più volte i rischi che potrebbe comportare dal punto di vista della pericolosità sismica, per l’impatto ambientale e i rischi che potrebbero comporta le emissioni della centrale sulla salute e sui prodotti agricoli coltivati nelle campagne limitrofe.
Per quanto riguarda l’aspetto autorizzativo dell’opera, la procedura è stata sdoppiata e attualmente quella relativa al gasdotto attende la chiusura della conferenza dei servizi mentre quella della centrale di compressione è giunta a conclusione senza il raggiungimento dell’intesa fra Stato e Regione Abruzzo, si attende pertanto solo la firma definitiva del Governo. I comitati hanno lamentato recentemente la mancanza delle istituzioni locali: il sindaco di Sulmona Annamaria Casini, dopo essersi impegnata pubblicamente in campagna elettorale a fare tutto quello che era nelle sue possibilità per impedire l’opera, oggi latita; il governatore della Regione D’Alfonso pare non abbia nessuna intenzione di stare a fronteggiare politicamente il Governo per salvaguardare un territorio che “pesa poco” elettoralmente e politicamente.
Rimangono solo i cittadini ad opporsi concretamente all’opera che attraverso il neonato Coordinamento nazionale proveranno a far sentire la loro voce in maniera più decisa e incisiva. Ad oggi, per Rete Adriatica, le immagini del Salento con i sindaci con le fasce tricolore davanti ai cantieri, a fianco dei cittadini che protestano restano solo un vago miraggio.
Savino Monterisi
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