Michela chiama in lacrime, o meglio non riesce a trattenerle nonostante il contegno e il tono pacato. Ma disperato: “Mio fratello sta morendo di cancro, è in fase terminale e non possiamo stargli vicino” dice. E’ l’ultima spiaggia quella di rivolgersi ad una redazione giornalistica, dopo aver provato con la richiesta e la supplica, la protesta e l’indignazione. Persino con la raccomandazione. Il fratello ricoverato nel reparto di Medicina dell’ospedale di Sulmona riesce a vederlo mezz’ora al giorno da dividere con una schiera di persone: una finestra la mattina e una la sera alla quale si devono affacciare tutti i parenti e non solo.
Il padre novantenne che in via Mazzini si trascina con la forza della disperazione, la moglie, le sorelle, i figli tornati da Bologna, i nipoti venuti dalla Svizzera, i cugini, gli amici. Uno alla volta, senza possibilità di staffetta.
E’ che per uno strano mistero in alcuni reparti degli ospedali, non solo quello di Sulmona, si vive ancora come se ci fosse la pandemia: orari razionati e preordinati, mezz’ora o un’ora quando va bene. E niente più, se non la pietà del piantone di turno.
“La cosa assurda – spiega Michela – è che non è dovunque così, non ci sono regole univoche. Ma cambiano da reparto a reparto, a volte anche nello stesso reparto. A seconda chi c’è alla porta o chi è il caposala. E tu stai lì ad elemosinare la pietà per poter dire addio ad una persona, come se non bastasse il dolore e il carico emotivo. Devi sentirti in debito anche con la pietà”.
Piange Michela perché ha appena avuto una discussione con la caposala e si è sentita dire che non faranno più deroghe: “Siamo in punizione – racconta – così ci hanno detto alla porta”.
Che verrebbe da chiedersi quando e quale è stato il momento in cui la sanità in questo Paese, in questa regione, in questa città, ha smesso di curare pazienti e anime ed è diventata una fredda azienda di numeri e regole, interpretate e inventate di volta in volta, rispettate solo quando fa comodo.
Perché poi ai doveri dovrebbero accompagnarsi i diritti: quelli ad avere esami diagnostici in tempi ragionevoli, ad esempio, o guardie mediche tra i monti, medici e infermieri a sufficienza da non rendere inumano anche un lavoro che l’umanità l’ha giurata ad Ippocrate.
bene,le attuali disposizioni non vietano le visite negli ospedali,le restrizioni sono state tutte abrogate,i Diritti dei Cittadini possono essere limitati solo da Leggi approvate,promulgate e pubblicate sulla gazzetta ufficiale,non da dipendenti/funzionari/dirigenti super direttore megagalattico incluso della pubblica amministrazione,quindi Cittadini battete i piedi,chiamate le Forze dell’Ordine,nessuna paura,e’ ora di smetterla,oltretutto le Associazioni dei diritti dei Cittadini/?Malati, Sindacati/i rappresentanti del Popolo dove sono,che dicono,che famnno?Legalita’ diffusa per uscire dalla palude,e basta,o no?
Lo dissi tempo addietro,penso ad aprile, con un post su fb. Aggiungo che negli altri ospedali della ASL le cose vanno diversamente. Ma sono pure diverse le Direzioni Sanitarie che stabiliscono le regole di accesso…..
Poi che la gente sbrocca e va a fare casino. C’è sempre un motivo.
Verissimo ….non capiscono che il supporto mentale è fondamentale
Per affrontare periodi di ricovero .
Non è giusto privare i più deboli del supporto dei propri cari proprio nel momento del bisogno .
Un articolo secondo me scritto male ,cioè si danno colpe che colpe non ci sono , quando un azienda “si azienda” ciò che e diventata la sanità pubblica per colpa di politici che politici non sono “capaci” Quando si incontra un infermiere un medico che caso mai per coprire un doppio turno fa 4/6 ore in più del suo turno sfinito risponde non in modo adeguato alla situazione ,oppure viene pagato dopo 3/4 mesi lo straordinario fatto ,oppure vedere le ferie negate per mancanza di personale ,ed ecco che la bomba sociale esplode ,ma noi cittadini saremo mai capaci di farci sentire alla politica di turno ,che continua a fare tagli sulla sanità pubblica che ormai di pubblico poco rimane . MA siamo abituati a dare la colpa sempre a quell’altro .
Automi vigliacchi e crudeli, degni di quest’epoca.
Ma quali automi.
Le regole dovrebbero essere date dall’alto.
Il pesce comincia a puzzare dalla testa, altro che piantone o caposala.
Quando un ordine prevarica, e aggiungo anche illegalmente, poiché la legge dice altro, il sacrosanto diritto di un parente a voler stare con un proprio caro, allora quell’ordine non va eseguito.
Nascondersi dietro un “ho semplicemente eseguito un ordine o un protocollo” è abbastanza triste e cela la perversa volontà di eseguirlo per dar sfogo, evidentemente, a proprie frustrazioni.
La cieca obbedienza agli ordini nella storia ha sempre portato alle peggiori catastrofi dell’umanità.
Prima di tutto vorrei mostrare la mia solidarietà alla sorella e a tutti i cari di questa persona. Poi, come al solito, le cose si vedono solo da un punto di vista. In un reparto sicuramente ci sono ricoverate persone che hanno bisogno costantemente di cure, di essere seguite dal personale medico e non, di avere tranquillità sia per sé stessi (vi siete mai svagluati da un’anestesia? Si desidera solo silenzio e tranquillità) sia per permettere al personale sanitario di potersi muovere senza impedimenti e disturbi. Ciò è molto difficile da fare se in un reparto/stanza ci sono troppi visitatori che creano inevitabilmente confusione e arrecano disturbo a chi vuole e ha bisogno di riposare.
Detto questo sarebbe opportuno che i reparti si attrezzino con stanze appositamente dedicate a questi casi devastanti
bene,si cerca di giustificare l’ingiustificabile,innanzitutto i dirigenti possono limitare gli ingressi solo nel caso di emergenza /allarme “A decorrere dal 10 marzo ai direttori sanitari è data facoltà di adottare misure precauzionali più restrittive in relazione allo specifico contesto epidemiologico…negli ospedali,anche nei Pesi in via di sviluppo,esistono stanze dedicate “sala del sollievo”,poi nelle Democrazie evolute si puo’ terminare il viaggio della vita, nella propria abitazione,naturalmente i “servizi” con personale specializzato sono adeguati,validi,moderni,qui siamo fermi al medioevo,punto,e’ l’italietta delle chiacchiere
dei politcialtroni e loro indicati,un circo di incapaci,inconcludenti,inutili,non sono fruibili/erogati i previsti servizi ? Basta chiamare le Forze dell’Ordine,altro che manca personale,turni ferie/ visite,mascherine ,ticket-cup-online,ecc,ecc, tutto previsto dalle Leggi ? Ai manager/dirigenti gli emolumenti dovrebbero essere commisurati alla qualita’/efficienza/efficacia/validita’ dei servizi erogati,e non a quelli sulla carta,quindi e’ ora di smetterla,coraggio,battere i piedi e Forze dell’Ordine nel rispetto delle Leggi/regole,punto,Legalita’ diffusa per uscire dalla partitocrazia,e basta,o no?
A Sulmona manca l’Hospice, quello a più livelli. Il fine vita è un periodo delicato, necessita di assistenza medico infermieristica. È una struttura mancante, da costruire.
Una bella tirata d’orecchio alla responsabile o ai responsabili da parte della Direzione Sanitaria mi sembra il minimo