La penna rossa

Una, dieci, cento penne rosse per gli uffici comunali di Sulmona. Domani il comitato Scuole sicure presidierà palazzo San Francesco per consegnare simbolicamente agli uffici gli strumenti per sbloccare i 14 milioni di euro che, ormai da quattro anni, giacciono nei cassetti della pubblica amministrazione senza che, uno che sia uno di questi, si sia trasformato in cantiere. Tra gli orrori di questa amministrazione comunale, quello della sicurezza sismica e in particolare delle scuole, è probabilmente il più spaventoso. Con la terra che continua a tremare a pochi chilometri e i progetti di prevenzione, messa in sicurezza e di verifica sismica che non partono, nonostante i soldi in cassa. Tant’è che nell’ultima variazione di bilancio, con una presa d’atto sconcertante, l’amministrazione, pur di incassare qualche risultato, è stata costretta, vista l’inesistenza di progettazione, a spostare i mutui dalla vulnerabilità sismica e dal centro storico, sugli impianti sportivi (anche se poi non si sa chi e come li gestirà). E Pirro davvero “spiccia casa” al taglio del nastro dei Musp, ovvero i container che da mercoledì scorso, dopo un anno di promesse e tre mesi di lezioni, sono stati finalmente aperti agli studenti della primaria Masciangioli. Le penne che saranno consegnate domani, serviranno per ricordare all’amministrazione, quella che non si è degnata sabato scorso di mandare neanche una Salvati di turno (giusto per citare una consigliera presenzialista) al convegno con il comitato delle vittime di San Giuliano di Puglia nel quale si parlava proprio di “scuole (in)sicure”, quali dovrebbero essere le priorità e ai dirigenti e ai funzionari che le firme vanno messe sugli atti perché si trasformino in fatti. Che poi, mettere firme, fare atti, assumersi responsabilità, non è una gentile concessione, ma il lavoro per il quale questo esercito di generali dalla salute cagionevole e dai dubbi amletici, è pagato. E anche profumatamente. Il cortocircuito, quello tra politica e burocrazia, che si è venuto a creare a palazzo San Francesco è davvero preoccupante: una macchina amministrativa immobile e insensibile ad una città che naufraga, senza più comando e senza più rotta. Una macchina che sbanda e sbatte e che, si spera, la riorganizzazione che solo ora sta muovendo i primi passi, sarà in grado di rimettere in carreggiata.

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