Se dovessimo dare un volto a questa Pasqua, a questa ennesima, sperata, resurrezione; oggi quello sarebbe il volto di un giovane di ventidue anni, anzi di ventitré appena compiuti, dei suoi amici e professionisti, della sua passione per il lavoro, il suo lavoro.
Immaginare e provare che la vita è fatta di chiaroscuri, di luci e tonalità, che cambiano il volto di una giornata, di una città, di una comunità. Che dipende, la vita, da come la guardi.
La lezione di Simone Lotito sembra scritta sulle tavole come le Leggi divine: il suo ventitreesimo compleanno, quello che non ha mai festeggiato, quest’anno, caduto nel giorno dei sepolcri all’alba di una Pasqua alta e promettente, è stato l’occasione non solo per ricordarlo, ma per mostrare alla città dormiente il mondo straordinario che ruota intorno alla professione dei service luci, artisti nascosti che pedalano dietro le quinte e contribuiscono con competenza alla messa in scena della magia o che, come hanno dimostrato giovedì scorso con Lamp On, si fanno essi stessi arte e magia.
Livio, Luigi, Alfonso, Roberto, Carlo, Michele e gli altri, gli amici e i parenti, si sono uniti in uno sforzo oltre ogni ricompensa, perché il farla quell’architettura di luci sui monumenti è stata per loro già una ricompensa, oltre che un omaggio al loro amico. Un’opera né facile, né semplice, che ha offerto la possibilità di mostrare la loro bravura, le potenzialità loro e degli strumenti che maneggiano. Perché il light designer è una chiave di volta e di lettura per evidenziare, abbellire, promuovere.
E quanta amicizia e collaborazione c’era nella preparazione, nel lavoro, quanta empatia tra colleghi e concorrenti su una piazza troppo piccola per riconoscere il giusto successo a tutti.
Quelli di Majamé, l’associazione che ha dato un nome a questa variegata schiera di volontari e professionisti, ricorda la fratellanza delle Confraternite, o di quello che prima almeno erano le Confraternite. La partecipazione emotiva alla messa in scena, allo show, ha qualcosa di sacro e profondo, come la corsa che fanno i portatori della Madonna la domenica o lo struscio e i canti dei Trinitari il venerdì santo. Al di là della fede, l’abbraccio al termine della fatica.
Una preghiera laica, si potrebbe definire, che unisce e non divide, che racconta di una comunità che da qualche parte ha ancora le forze per ripartire. Basta solo illuminarle, guardarle con la giusta luce. E magari fornirgli l’energia necessaria.
Buona Resurrezione.
Bella riflessione, che ha voluto vedere dietro quelle luci colorate, che tanto hanno meravigliato,una sensibilità che pensavamo scomparsa.