Due balordi dicono. Già due balordi: un tossicodipendente e un senza tetto, che tossicodipendente e senza tetto erano anche prima che arrivassero i migranti. Ma che con loro se la sono presa martedì scorso, in una notte pre estiva alla periferia dell’impero. Pistola (scacciacani) e coltelli alla mano, ad urlare al rogo e prima gli italiani. A ferire e far scorrere sangue e minacce. Tra una folla impazzita di leoni da tastiera che a fatica distingue una congiunzione da una preposizione e pretende di interpretare le leggi e la Costituzione. La guerra tra poveri è ormai scoppiata, armata dai generali della demagogia, incitata dall’odio e dall’ignoranza, sostenuta da like e hashtag, infuocata dall’assenza di lavoro che pretende sull’altare il più facile e debole dei capri espiatori. Anche a Sulmona, alla periferia dell’impero, dove ventisette richiedenti asilo sono stati svegliati da due sceriffi un po’ sfigati, giustizieri della notte (nei confronti dei quali attendiamo fiduciosi giustizia) che martedì scorso, mentre la nave Aquarius carica di profughi e respinta dal ministro Salvini navigava verso Valencia, hanno pensato bene di impartire una lezione di italianità al diverso. Un misto tra celodurismo e disperazione, che poi sono sentimenti che si sovrappongono in questa insensata caccia alle streghe, figlia del nostro tempo e della nostra politica. Da dove cominciare, allora, ricominciare. Non dall’appello al senso di umanità certo, in una società che ha fatto del cinismo un valore; piuttosto dai numeri freddi e razionali. Quelli che piacciono anche ai tecnici. I flussi migratori, i migranti, sono quelli, gli unici, ad esempio, che potranno garantirci il pagamento delle nostre pensioni, che potranno invertire il vuoto demografico che l’Europa e l’Italia stanno macinando di generazione in generazione; sono quelli, gli unici ormai, che hanno l’entusiasmo e la forza di difendere le classi più deboli, di scendere in piazza per rivendicare diritti a cui molti hanno rinunciato. E poi, per non dimenticarlo mai, sono quelli che noi eravamo un secolo fa e quelli che ancora siamo, con la plastica al posto del cartone nelle valigie, quando al posto di un gommone ci imbarchiamo (200mila ogni anno) su un areo diretto altrove a cercar fortuna. La pacchia.
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