Un fiume che riprende a popolarsi nonostante i numerosi problemi che lo attanagliano. E’ il Sangro che, da come riportano dal Parco Nazionale d’Abruzzo Lazio e Molise è tornato ad essere frequentato da due specie considerate, dalla direttiva Habitat, prioritarie. Da un lato c’è il gambero di fiume, prima presente solo nella zona della Piana di Opi, dall’altro c’è la lontra, che pare sia riuscita a superare la barriera della diga di Barrea.
Mammifero semiacquatico di una importante grandezza (il suo peso può oscillare tra i 7 ed i 12 chilogrammi per un lunghezza che varia tra i 57 ed i 95 centimetri), dal corpo allungato, pelliccia scura sul dorso, bianco-nocciola sul ventre, piedi palmati, coda larga e schiacciata in punta, la lontra è un animale raro e minacciato, che vive lungo i corsi d’acqua come fiumi, torrenti o zone umide nutrendosi di pesci, uccelli e anfibi.
In Italia questa specie è presente con pochissimi nuclei, ma da una decina di anni è tornata a valle della Foce di Barrea. “La diga di Barrea sembrava costituire una barriera invalicabile per la specie viste le sue dimensioni e la collocazione in corrispondenza dell’imbocco della Foce dove le pareti verticali della gola stessa si reputavano un ostacolo difficile da superare- fanno sapere dall’Ente-. Lo studio prodotto nell’ambito delle indagini su varie specie di direttiva, condotte per la redazione del Piano di Gestione dei siti della Rete Natura 2000 presenti nel Parco, aveva analizzato anche le possibili vie di penetrazione nel territorio del Parco stesso, individuando eventuali corridoi alternativi, che però apparivano molto problematici da utilizzare”.
La sorpresa è arrivata quando la dottoressa Laura Lerone e il dottor Simone Giovacchini, ricercatori dell’Università del Molise, hanno riscontrato la presenza, a distanza di 40 anni, lungo il fiume Sangro e all’interno dei confini del Parco, dei tipici segni di marcatura della specie, ossia “spraints” (escrementi), “segno distintivo della specie sia per l’aspetto che per l’odore inconfondibile- sottolineano dal Pnalm-. Potrebbe trattarsi di qualche individuo in esplorazione ma la sua rinnovata presenza ci dice che la diga di Barrea non costituisce evidentemente una barriera invalicabile e che le condizioni dell’ecosistema fluviale possono consentire alla specie una presenza stabile, come confermato anche dalla nuova stazione di gambero di fiume”.
“Le presenze rilevate impegnano il Parco a un lavoro più intenso per migliorare le condizioni dell’habitat del fiume Sangro e consentire alle 2 specie una presenza stabile-dichiara il presidente del Parco Antonio Carrara-. Gli interventi per rendere più efficiente la depurazione e per ricostituire la vegetazione ripariale in alcuni tratti del fiume vanno sicuramente in questa direzione”.
S. P.
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