La scuola a lei intitolata a Sulmona è oggi chiusa in attesa di ristrutturazione e, dal prossimo anno, perderà anche l’autonomia scolastica, una delle tre nella provincia dell’Aquila. Ma la storia che c’è dietro quella targa di viale Roosvelt è una storia che non può essere dimenticata e che non è stata dimenticata: quella della maestra Lola Di Stefano. Tant’è che ieri, a settanta anni esatti dalla sua morte, al cinema Pacifico di Sulmona il pubblico è stato in parte rispedito a casa, perché di posti a sedere non ce ne erano più per la prima del film Il bambino col fazzoletto bianco, ispirato a quell’atto di eroismo che salvò a Bussi la vita a sessanta bambini grazie al sacrificio estremo della maestra, morta a Sulmona il 29 gennaio del 1954 a causa dell’intossicazione da cloro che si procurò per mettere in salvo i suoi studenti.
Erano le 9,30 del 19 gennaio di settanta anni fa, quando la sirena di Bussi Officine suonò per la fuoriuscita dallo stabilimento della Montecatini di quattro tonnellate di cloro da una cisterna: Lola Di Stefano, che aveva 34 anni, non ci pensò troppo e uno ad uno, facendogli coprire la bocca con un fazzoletto, portò i suoi alunni a Capestrano per tenerli lontani dalla nube tossica. Un gesto di generosità e un sacrificio che le costò la vita, perché nella concitazione di quei momenti, la maestra si dimenticò di sé stessa, inalando una quantità eccessiva di cloro che le costò prima il ricovero e poi la morte a distanza di dieci giorni.
Il film, che porta la firma di Ezio Forsano e Donato Tulliani, è un lavoro amatoriale, con una buona fotografia, centrato in realtà più sul ricordo e il mito dell’insegnante, che sulla storia: il disastro ambientale che provocò la fabbrica viene solo sfiorato nella narrazione (dal solo suono della sirena), mentre la sceneggiatura viene costruita attorno al ricordo di un ex studente che torna a Bussi dopo tanti anni per chiudere quel “conto in sospeso” di verità e gratitudine nei confronti della sua maestra. Girato tra Bussi e Sulmona vede in scena quasi tutti attori improvvisati muoversi nella duplice dimensione temporale del passato (ben costruito nei costumi) e del presente, con un tocco di misticismo utilizzato per mitizzare la figura della maestra-eroina.
Un lavoro, che andrà in replica al Pacifico questa mattina per le scuole e nel pomeriggio (ore 17,30) per il pubblico, a cui Forsano, che è anche lo sceneggiatore del film, ha lavorato per anni e a lui va dato atto di essersi cimentato per la prima volta nella narrazione per immagini di una storia che meriterebbe ben altri strumenti e risorse. Sulla storia di Lola Di Stefano, che venne insignita della medaglia d’oro al valor civile nel 1955, è stato pubblicato due anni fa un libro, Sulle tracce di Lola, scritto dalle nipoti Lola e Amedea Di Stefano ed è stata costituita un’associazione con finalità sociali e culturali.
La sua lezione, a settanta anni dalla sua morte, è ancora un insegnamento di eroismo, altruismo e drammatica cronaca che meriterebbe l’attenzione di una produzione internazionale.
Chiedo cortesemente alla redazione, se almeno lei è in grado di rispondermi, questo pomeriggio c’è bisogno di un invito?
Ieri gli organizzatori non hanno fatto una bella figura mandando a casa tante persone deluse e arrabbiate, alcune venute addirittura da fuori Sulmona.
Non si può invitare “la cittadinanza a partecipare” (vedi locandina) per poi rispedirle a casa.
Spero che questo episodio rimanga un solo ed unico brutto incidente di percorso.
A quanto ne sappiamo la proiezione di oggi sarà a pagamento con biglietto al botteghino.
Grazie
Impariamo a valorizzare il nostro capitale umano portandolo alle cronache del mondo intero. Lasciare per anni praticamente nell’anonimato una personalità eccezionale, una vera e propria eroina quale è stata la maestra Lola di Stefano non ci ha fatto onore. Una storia così toccante andava fatta emergere da tempo con forza e con altrettanta forza avrebbe dovuto avere un ruolo nelle nostre coscienze ed un posto d’onore nella memoria storica della nostra comunità.