
L’annuncio e la delibera sono del 14 giugno e i lavori sarebbero dovuti terminare entro la fine di luglio. Ma di fronte a Palazzo Annunziata, ad oggi, c’è solo un cantiere allestito e nessuno all’opera: l’omonima fontana “simbolo e punto di riferimento importante per la città”, come la definì la sindaca Casini, è ancora lì, come anzi peggio di prima, perché nel frattempo è stata svuotata e imprigionata da un’impalcatura che ne impedisce l’uso e lo sguardo.
I lavori non sono mai partiti, bloccati, o meglio mai autorizzati, dalla soprintendenza alle Belle Arti che, ad oggi, non ha ancora rilasciato il nulla osta necessario.

E questo nonostante le autorizzazioni comunali siano pronte, così come il piano di restauro curato dalla cooperativa Arcovaleno e finanziato da Rotary Club per il sessantesimo dalla sua fondazione.
A tenere prigioniera la fontana dell’Annunziata non sono però motivazioni architettoniche, artistiche o conservative, ma le carte ovvero la burocrazia. Sembra infatti che gli uffici della soprintendenza siano troppo oberati dal lavoro per rilasciare il nulla osta, che bastava saperlo prima per evitare di oscurare un monumento cittadino in un periodo di massimo afflusso turistico (la città è piena).

Tempismo non proprio perfetto, insomma, che fa il paio con un degrado generalizzato in centro storico, con i volontari che sono spariti dalla circolazione (occupati alcuni di loro probabilmente nell’allestimento della campagna elettorale) e la conseguente mancanza di programmazione nella cura della città.
Così di fronte alla “fontana sequestrata”, si estende ormai il “prato dell’Annunziata” (coevo ai “giardini verticali” dell’acquedotto medievale) con rigogliose “insalate” pronte per uno spuntino all’ombra della transenna, un altro “monumento” cittadino, che tra un paio di giorni festeggerà i suoi primi cinque anni di vita. Auguri.
È inammissibile trincerarsi dietro la parola “oberati”
Il comune di Sulmona è abitudinario nel consegnare i lavori senza che ci siano tutte le autorizzazioni
Vedasi la scuola elementare Lombardo Radice quando a settembre 2017 gli alunni furono spostati in un fabbricato del nucleo industriale non idoneo a scuola elementare: una sola rampa stretta di scale per due piani e aule strette e buie. Appena dopo impiantato il cantiere, la ditta fermò i lavori per mancanza di autorizzazioni; i lavori, ancora oggi dopo 4 anni, sono fermi.
La responsabilità, oltre che degli amministratori del momento, credono debbano essere cercate anche nei funzionari del comune che sottoscrivono gli atti senza avere verificato la documentazione creando un danno sia erariale che di blocco dei servizi alla collettività.
Gli amministratori d’altro canto non prendono iniziative tipo provvedimenti disciplinari e per i casi più gravi e reiterati il licenziamento dei funzionari coinvolti.
La negligenza e l’incapacità crea molto più danni rispetto alle pausa caffè 10 minuti che tanto clamore fecero!