La “disobbedienza civile nonviolenta” di Mario Pizzola al Festival del Servizio Civile

La Sporca Pace di Mario Pizzola protagonista alla terza edizione del Festival del Servizio Civile.

Ospite della manifestazione svoltasi a Bologna nei giorni del 25 e 26 settembre, Pizzola ha presentato il suo libro dedicato alla “esperienza della prima obiezione di coscienza collettiva al servizio militare in Italia”. Era il 1971 e Mario Pizzola insieme ad altri sette giovani, fu uno dei protagonisti di un’azione che l’anno seguente portò al riconoscimento giuridico dell’obiezione e all’introduzione del Servizio civile nel nostro Paese.

“Io non sono stato un obiettore di coscienza, io sono un obiettore di coscienza” ha dichiarato Pizzola rispondendo alle domande di Rossano Salvatore presidente del CESC Project davanti al pubblico del Festival al quale l’esponente del Movimento Nonviolento Sulmona ha ricordato che “la leva obbligatoria in Italia non è stata abolita ma solo sospesa e che può essere reintrodotta in qualsiasi momento a discrezione del Governo”.

Inevitabile il riferimento al decreto sicurezza di recente approvato dalla Camera dei Deputati che non poche polemiche sta suscitando nell’opinione pubblica soprattutto per la norma “anti Gandhi” così chiamata perché colpisce le forme di resistenza passiva prevedendo fino a un mese di carcere per chiunque blocchi una strada o una ferrovia. Come contestata è anche la norma che introduce il nuovo reato di occupazione abusiva di immobili privati ribattezza “anti Salis” in riferimento all’attivismo dell’europarlamentare di Avs nei Movimenti per la casa.

“La sicurezza non c’entra nulla” ha commentato Pizzola sottolineando come questo decreto sia in realtà “una legge da Stato di polizia che peggiora persino le leggi sull’ordine pubblico ereditate dal fascismo e mai abrogate. Lo Stato è ben attrezzato per rispondere alla violenza ma è del tutto impreparato e disorientato di fronte alla opposizione nonviolenta” Frutto della debolezza del Governo secondo Mario Pizzola la “legge anti Gandhi” ha unicamente l’obiettivo di “colpire con pene assurde soprattutto i giovani che lottano in modo pacifico per la difesa del clima e per la pace”.

“Una stretta autoritaria e indegna di un Paese democratico alla quale – ha concluso Pizzola – bisognerà rispondere con la disobbedienza civile nonviolenta. Ogni processo e ogni condanna degli attivisti si trasformerà in un atto di accusa nei confronti delle responsabilità di chi crede di poter governare con la repressione delle idee”.

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