
Arriva nel momento, nel luogo e da chi meno te la aspetti: la polemica scoppiata ieri nell’auditorium diocesano di San Panfilo, dove si parlava di pace e Celestino V, ha gelato la sala ad avvio dei lavori. Ed è proprio il Papa “sulmonese”, o meglio il suo rifugio su monte Morrone, ad aver suscitato la stizzita reazione del padrone di casa, il vescovo di Sulmona-Valva Michele Fusco.
I toni si sono accesi all’inizio del convegno “Pellegrini di pace”, organizzato dalla Fondazione Carispaq e che vedeva come ospite il giornalista e storico Paolo Mieli a colloquio con il professor Fabrizio Politi. Ad accendere la fiamma, non proprio della speranza, sono state però le parole del moderatore Angelo De Nicola che, dopo i saluti istituzionali, ci ha tenuto a ringraziare tutti coloro che contribuiscono a tenere vivo e alto il nome di Celestino V e il progetto di pace che a lui è legato.
Tra questi anche l’associazione Celestiniana “che custodisce e ha riaperto l’eremo di Sant’Onofrio”. Tanto è bastato per far sobbalzare sulla sedia, dove era appena tornato dopo il saluto dal pulpito, il vescovo Fusco: “L’eremo non è stato mai chiuso e soprattutto non c’è nessun custode – ha detto – il sito è di competenza della Diocesi e di nessun altro”. “Mi scusi non volevamo fare confusione” ha ribattuto De Nicola con l’intento, invano, di chiudere lì la cosa: “No no – ha replicato Fusco – è bene chiarirlo, c’è molta confusione”.
Il tono del vescovo non era proprio di quelli concilianti e d’altronde nei giorni scorsi proprio Fusco si è recato in Comune per chiedere conto e lumi al commissario straordinario sulla gestione temporanea affidata dall’inizio del mese all’associazione Celestiniana. Un periodo in convenzione di sei mesi per custodire e manutenere il sito, nelle more della gara che dovrà essere pubblicata, a breve, relativa alla proposta di partenariato pubblico privato presentata proprio dall’associazione Celestiniana e che coinvolge, oltre all’eremo, anche lo chalet (che attende ancora l’agibilità) e il Campo 78.
“L’eremo è di proprietà del Comune dal 1902 – ribatte il presidente dell’associazione Celestiniana, Giulio Mastrogiuseppe – lo dicono le carte catastali che sono d’altronde alla base giuridica della convenzione con cui il Comune ci ha affidato il sito. Se il vescovo ha documenti diversi li mostri”.
L’eremo di Pietro, d’altronde, è luogo di indulgenza plenaria e nell’anno del Giubileo si prevede che sarà meta di tanti pellegrini e non: dopo anni in cui è stato inaccessibile per ordinanze prima e lavori poi, quest’anno dovrebbe tornare alla piena fruibilità.
Sempre che qualcuno “non cambi” le chiavi.
“…L’associazione Celestiniana “che custodisce e ha riaperto l’eremo di Sant’Onofrio”.
Questa affermazione non corrisponde a verità. La persona che ha garantito l’apertura dell’Eremo negli ultimi cinquant’anni non appartiene all’associazione celestinina. Chi afferma queste cose o non sa o è in malafede. Oppure entrambe le cose. Chia ha garantito e continua a garantire l’apertura dell’Eremo ha un nome e un cognome, ma, per ignoranza o malafaede, non viene mai citato. Lo conosco benissimo tutti coloro che frequentano l’eremo regolarmente da quasi mezzo secolo.
Come da pessima tradizione, invece di “appropriarsi” del messaggio di Pietro dal Morrone, ora ci si vorrebbe appropriare del tempio di Pietro per farne denari. Qualcuno, si dice, è pronto a chiedere denari a chi vorrà accedere al sentiero che porta all’eremo, o all’eremo stesso. Questo è il messaggio di Pietro dal Morrone?
“Allora fece una frusta di cordicelle e scacciò tutti fuori del tempio, con le pecore e i buoi; gettò a terra il denaro dei cambiamonete e ne rovesciò i banchi, e ai venditori di colombe disse: «Portate via di qui queste cose e non fate della casa del Padre mio un mercato!».
Siti come questi vengono affidati sulla base di specifiche competenze, sia se si consideri luogo di culto che luogo storico, meglio se entrambe le cose. Quali sono le competenze individuate dagli amministratori che hanno apposto la loro firma nell’atto di affidamento? Spero non sia solo sulla base di false dichiarazioni come quella del moderatore.
… proviamo ad indovinare… porta il nome del primo martire della chiesa?
Una brava e gentile persona… chi altro sennò.
Ogni volta che mi sono recato all’Eremo, da trent’anni e più ormai, ho trovato sempre Lui… con il suo fare e sorriso rassicurante.
Lo scopo è soltanto quello di fare cassa come per l’ingresso al cortile dell’Annunziata, una volta libero ed ora a pagamento. Che schifezza!
Una cosa sconcertante!
La CHIESA è la più grande impresa al mondo …la multinazionale delle coscienze … è il business che dura da millenni…che ha soggiogato i popoli con un potere a volte persuasivo quasi sempre arrogante e violento.
In altri tempi non ci sarebbe stata né polemica e ne la minima discussione.
Pronto a testimoniare che da oltre cinquanta anni solo una persona custodiva l eremo, deteneva le chiavi faceva apertura e chiusura dell immobile, segnalava e seguiva le opere di riparazione dell eremo. Un vero galantuomo sempre gentile e disponibile
Il custode dell’Eremo è stato ed è uno. Gli altri possono vantare solo chicchiere inutili e senza senso.