La cattura di Malmozzetto in scena secondo Becattini, successo per il debutto sulmonese

La storia che si fa teatro, la cattura del feroce condottiero normanno da parte dei cittadini di Prezza, prende vita nel cortile dell’Annunziata affollato da spettatori. Gli attori chi di professione, chi di passione ieri hanno portato in scena quella che, come già da noi anticipato in Malmozzetto chi era costui, è la rappresentazione delle gesta di un popolo che con astuzia pose fine alla tirannia del famigerato Ugo Malmozzetto. Una storia di quelle che si impara giungendo a Prezza, negli echi di un borgo che vanta la sua vittoria su un uomo che nell’XI secolo mise a ferro e fuoco il centro Abruzzo impossessandosi di territori e castelli generando terrore in ogni luogo, riletta in chiave teatrale dal regista e attore Pietro Becattini, grazie all’amministrazione comunale che ha finanziato il progetto. Un lavoro già collaudato un anno fa e  la collaborazione dell’attrice Francesca Galasso e che ha direttamente coinvolto i cittadini che dopo lo spettacolo hanno preso parte al corteo storico della Giostra Cavalleresca.

Torniamo alla scena, le atmosfere sono quelle sospese tra la leggenda e la cronaca dei tempi, perché si intenda il feroce Malmozzetto era noto negli scritti medievali per i suoi soprusi e per aver cagionato non pochi problemi alla bella basilica di Castiglione a Casauria depradata e sconfessata.

La storia prende avvio dal Becattini narratore inizia come un racconto al figlio, un padre che narra di questo condottiero normanno che aveva saccheggiato e sottratto poderi in ogni dove ed era giunto a Prezza pronto a mettere le mani sul castello, animato dalla sua sete di conquista. Ma il terribile Malmozzetto non aveva fatto i conti con l’astuzia e la forza del popolo prezzano. Ebbene il nostro, era sì assetato di potere ma anche di amor carnale, i cosidetti convegni amorosi di trama medievale, insomma non riusciva a resistere al fascino femminile. Sotto i suoi occhi infatti era finita la bella contessa di Sansonesca. Di qui l’arguta decisione del conte di Prezza di concordare in un incotro-convegno d’amore, tra sua sorella e il condottiero, per incastrare il temibile tiranno.

Così la scena, il Malmozzetto ardimentoso si reca alla volta della bella fanciulla e alla richiesta di quest’ultima si spoglia persino del pugnale, restando così già senza spada sprovvisto della sua seconda arma, e mentre la contessa finge di cedere alle lusinghe, la sua donna di fiducia una sorta di domestica, che nella storia lega il manto del tiranno allo stivale, dà il segnale ai prezzani, nel frattempo nascosti pronti ad intervenire. Malmozzetto cade così nel tranello e nelle mani del conte di Prezza, per lui la condanna di prigionia ma non di morte, di troppo facile espiazione, nelle segreta proprio di quel castello che tanto desiderava. Il tiranno che aveva assediato interi popoli era caduto con tutte le scarpe, pardon stivali nel piano del conte e del popolo prezzano.

Perché, come recita la tenace e bella contessa, la rosa vince sulla spada, un fiore che più volte colpito non cede a spezzarsi e che vince sulle armi e sul terrore.

Una manifestazione fortemente voluta dal Comune di Prezza, dal sindaco Marianna Scoccia che hanno intercettato in “Malmozzetto” uno spettacolo per trasmettere la storia e le leggende del bel borgo e la sua promozione oltre il territorio peligno

1 Commento su "La cattura di Malmozzetto in scena secondo Becattini, successo per il debutto sulmonese"

  1. Ottimo

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