La caccia al cervo non è la soluzione: “Schierarsi” chiede un ripensamento alla politica

“Un serio ripensamento” sulla decisione di abbattere 500 esemplari di cervo in Abruzzo. E’ quanto chiede l’associazione culturale Schierarsi che dopo lo stop imposto dal Consiglio di Stato la cui decisione nel merito è attesa a novembre, denuncia come la delibera regionale sia stata adottata senza autorizzazioni. “Mancanze gravissime” scoperte solo “a poche ora dall’avvio della mattanza”, aggiungono gli attivisti dell’area Vestina, Guardiagrele, Pescara, della Val Pescara e di Vasto davanti a una situazione a dir poco “sconcertante che solleva non pochi dubbi sul livello di organizzazione e valutazione” dietro la decisione di dare il via libera alla mattanza di cervi.

Una decisione che Schierarsi definisce “un atto di irresponsabilità politica ed ecologica” per le gravi conseguenze che potrebbe avere sull’equilibrio di uno “degli ecosistemi più preziosi d’Italia”. Un patrimonio naturalistico dove si potrebbe “sparare a un cucciolo di cervo per soli 50 euro” trasformando la fauna selvatica in merce da supermercato, come denunciano gli attivisti per i quali la politica della giunta Marsilio rivela “un’ottica miope e disastrosa di gestione del territorio”. Capace di sacrificare il proprio patrimonio naturale “sull’altare del profitto e della speculazione venatoria” in un momento in cui a livello globale si pensa a tutelare la biodiversità. Quella che invece in Abruzzo verrebbe gravemente compromessa dall’abbattimento di animali che rappresentano “una parte essenziale dell’equilibrio ecologico del territorio abruzzese”; i cervi, continuano i membri di Schierarsi non possono diventare “bersagli per cacciatori in cerca di trofei” e decimare la loro popolazione significherebbe creare un pericoloso squilibrio ecologico.

In primis per i lupi che privati della loro principale fonte di cibo vedrebbero “diminuire la loro popolazione” o sarebbero costretti a cercare prede altrove prede “magari spingendosi verso insediamenti umani aumentando conflitti e generando nuovi problemi”. Senza dimenticare l’impatto che la mattanza dei cervi avrebbe su “una delle principali attrazioni turistiche della nostra Regione”. “Ogni anno centinaia di migliaia di visitatori – ricordano gli attivisti – si recano nel Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise per ammirare cervi, lupi ed altre specie nel loro habitat naturale” con importanti ripercussioni sull’economia locale e regionale. Un fonte di reddito che la giunta Marsilio ha pensato di “sacrificare a favore di una manciata di cacciatori”.

Una politica inaccettabile, “un insulto all’intelligenza e alla coscienza” cui opporsi perché “liberalizzare la caccia al cervo non è la soluzione, ma un problema aggiuntivo”. Quello che serve, concludono da Schierarsi è “un approccio scientifico e sostenibile” per risolvere la questione con responsabilità etica senza “condannare l’Abruzzo a un futuro impoverito sia ecologicamente che economicamente”.

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