L’Abruzzo è fra le ultime regioni italiane nell’export nei primi sei mesi del 2017. È quanto emerge dalla ricerca realizzata per la Cna Abruzzo da Aldo Ronci su dati Istat. Nel primo semestre 2016 l’export in Regione ammontava a 4.172 milioni di euro, mentre nel primo del 2017 è stato di 4.252, con un incremento di 80 milioni di euro contro i 500 milioni di incremento che si erano registrati l’anno precedente.
Una flessione che come sottolinea l’economista “pone l’Abruzzo al quintultimo posto della graduatoria delle regioni italiane, mentre dodici mesi fa l’incremento era stato del 13,6%, terzo miglior risultato tra le regioni italiane. In valore percentuale l’export abruzzese ha segnato un aumento di appena l’1,9%, di gran lunga inferiore a quello nazionale cresciuto dell’8%”.
Secondo il direttore della Cna Abruzzo, Graziano Di Costanzo “Il nostro export resta fortemente condizionato dai successi dell’automotive, è evidente, ma c’è un’altra economia dell’Abruzzo che resta in forte difficoltà: un’economia di cui il mondo della micro-impresa e dell’artigianato resta un pezzo fondamentale. Sia proprio su questo secondo segmento che l’intervento pubblico, Regione in testa, possa contribuire a un rilancio, con interventi mirati di sostegno: motivo, questo, che porterà la prossima settimane le organizzazioni d’impresa, dopo l’apertura di una vertenza sull’artigianato, a mettere nero su bianco con la Giunta D’Alfonso le richieste per il settore, con indicazione delle cifre da stanziare”.
La parte più corposa dell’incremento delle esportazioni lo fa il settore dell’automotive: 62 milioni di euro (+3,1% contro una media Italia del settore del 7,7%) appena un quarto di quanto raggiunto dodici mesi fa (278 milioni). Entrando nello specifico dei territori Ronci analizza: “Mentre a Teramo l’export cresce di 47 milioni, frutto verosimilmente del buon andamento di articoli in pelle (+18) e prodotti alimentari (+14), a Pescara di 19 e all’Aquila di 14, la provincia più forte sul piano industriale, Chieti, resta al palo per effetto di due variazioni di segno opposto. Da un lato i mezzi di trasporto crescono di 63 milioni dall’altro i prodotti diversi dai mezzi di trasporto flettono di pari importo, con effetto a somma zero”.
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