E’ il XX settembre, ma la Porta non è Pia, piuttosto Manaresca: ad ognuno la sua breccia. Quella aperta dalla consigliera Teresa Nannarone sembra ormai una falla incolmabile, attraverso la quale passa una crisi che non sembra poter trovare soluzione. Un cannoneggiamento iniziato da tempo, a dire il vero, che dura da mesi. Senza che nessuno vi si sia opposto davvero, con i fatti e le contromosse. Con la mano sulla coscienza. Rinchiusi nel Palazzo ad attendere gli eventi.
Lo “Stato pontificio” è prossimo alla capitolazione e “Papa Gianfranco” stremato. Proprio oggi che insieme ai sindaci di Pratola e Raiano, dovrà andare a spiegare alla Corte dei Conti la fatica fatta per raddrizzare il Cogesa. O almeno il tentativo di farlo. La battaglia principe delle “camice rosse” che contro il business dei monezzari sbraitavano e chiedevano giustizia. Oggi che la giustizia chiede il conto.
Il sindaco di Sulmona, ha già fatto capire, non si presterà alla resistenza, non cercherà altri accordi fuori dal perimetro, non per sostituire, almeno, la coalizione che lo ha eletto. Come Pio IX eviterà spargimenti di sangue e lascerà la città in mano al commissario.
Con essa una montagna di questioni sospese: la mensa delle scuole la cui gara è stata annullata, i lavori al liceo classico che devono passare per il consiglio comunale, la soluzione per endoscopia che non è stata ancora formalizzata, gli insediamenti produttivi per l’idrogeno verde da definire, e ancora ed ancora tutto quello che c’è da fare e quello che c’è da inventare per risollevare una città tornata ostaggio del livore.
Gli eventi precipitati ieri a suon di comunicati stampa scritti e smentiti, prese di distanze, accuse di ambiguità e obliquità, hanno reciso l’ultima àncora di salvezza, scaduto negli attacchi e le insinuazioni, con un linguaggio di sottintesi e verità nascoste che rende la politica distante e incomprensibile, che la fa assomigliare ad una guerra tra bande. Altro che Risorgimento.
Qui non c’è Mazzini, né Cavour, né Gioberti, né Balto. Non c’è neanche un sindaco, a destra e sinistra, da candidare.
S’era detto.
Dopo le strombazzate autocelebrative per il successo della notte bianca, è tornato, implacabile, il manto nero della lunga notte dell’attesa…
Questi ancora pensano a farsi la guerra tra di loro. È questo il modo di fare politica in questa città. Ma non siamo più cogxxxni noi che insistiamo ad andare a votare..
Una scelta totalmente sbagliata a suo tempo con le inevitabili prevedibilissime conseguenze a cui tocca assistere impotenti con un Sindaco arroccato nel suo ufficio prigioniero, ancor prima che dei mercanti nel tempio, della sua assoluta incapacità politica.
Stiamo ancora aspettando l’appalto mense e la commissione mense! Ci riusciamo per natale?o dobbiamo sperare in un commissario? Almeno l’ordinario viene fatto.
nanna ….. e finiscila dai….
La classe politica sulmonese è perfettamente inutile, pertanto completamente inadeguata a gestire la città.. rassegnamoci.
Per il vero a me pareva
che un po’ colpa ce l’avesse
quella che, così diceva,
ci tirava dall’impasse,
e invece, a un paio d’anni,
ci ha portato in una secca
dalla quale senza danni
non si esce né si azzecca.
Ma che or, dalla sua colpa,
dea passar per eroina,
quasi fosse gente stolta
a sentir questa moina,
mi par proprio esagerare
ed i fatti che ci sono
quasi quasi rinnegare
senza che ci sia perdono.
Come può dimenticarsi
quelle grandi frasi urlate,
di promesse ad ubriacarsi
contro l’altre barricate ?
E di poi il “cambiamento”
così fortemente offerto
quasi fosse l’altro armento
un bruttissimo deserto ?
No, no, no, qua non ci siamo:
che ognun si prenda peso
di ciò ch’ha promesso invano
e di ciò che non ha reso
nel servizio ricoperto,
senza fronzoli o eroi,
ché non serve un esperto
e ci basta uno di noi
a capir che nulla c’era
della svolta assai promessa;
era sol ‘na primavera
della gente fatta fessa.