Il bando, per la ricerca di uno stabile atto ad ospitare e riportare i ragazzi del De Nino Morandi da anni in trasferta a Pratola, è arrivato un mese fa, a luglio. Ieri invece è stato il tempo dell’apertura delle buste, in realtà una sola, l’unica pervenuta all’attenzione della Provincia. L’edificio in questione è quello di Sant’Antonio in via Mazzini accanto al Cim, che ospitava anche i locali Enfap, l’ente di formazione professionale. La proposta è a firma della società Sant’Antonio (Salvatore e Di Meo), l’offerta a quanto pare parlerebbe di circa 10 euro a metro quadro per una disponibilità di metratura pari a 1200 metri (a fronte dei mille richiesti dalla Provincia). Sopra in realtà alla cifra indicata dalla Provincia nel bando stesso, ma che Caruso aveva detto non essere così rigida, potendo l’ente arrivare a stanziare quasi 100mila euro l’anno per l’operazione, considerando che già ne spende 35mila euro per il trasporto da Sulmona a Pratola, oltre ai costi dell’assicurazione.
Si tratterà insomma di mettersi a tavolino e trovare un accordo, anche perché “una soluzione dobbiamo trovarla – spiega il consigliere provinciale Mauro Tirabassi – vogliamo riportare i ragazzi a Sulmona e uno sforzo si può fare, prevedendo una variazione di bilancio in tempi brevi”. Senza contare che le crescenti iscrizioni all’Iti pongono un problema di sovraffollamento della scuola di Pratola dove, d’altro canto, ragionieri e geometri non vogliono pià andare, come dismostrano le verticali cadute di iscrizioni alla scuola dal 2014 (anno del trasferimento) in poi.
Domani ci sarà la relazione dei tecnici della commissione, documento base su cui aprire la trattativa, fatte salve il rispetto delle stringenti caratteristiche richieste dal bando. Sui tempi del trasferimento degli studenti di ragioneria e geometra, l’obiettivo è quello di attuarlo nel più breve tempo possibile, potrebbe trattarsi di circa due mesi, tempo necessario per eseguire i lavori di adeguamento, con la realizzazione delle classi (almeno dodici), la sostituzione degli infissi e dei servizi. Il criterio principe, però, quello della vulnerabilità sismica, è già garantito con la recente ristrutturazione dell’edificio e le autorizzazioni ottenute per la riapertura del Centro di salute mentale e del Centro di neuropsichiatria infantile. L’edificio di Sant’Antonio tra l’altro dispone già della destinazione d’uso scolastica perchè precedentemente sede del centro di formazione. Insomma un piatto apparecchiato, per il quale “oste” e “cliente” dovranno trovare solo un accordo sul prezzo.
I tempi per la messa a norma della vecchia sede di via Virigilia D’Andrea, d’altronde, si preannunciano tutt’altro che rapidi. Sebbene sia stato dato incarico per il progetto esecutivo, il passaggio delle competenze al Provveditorato delle opere pubbliche, lascia presagire che per tornare nella vecchia scuola ci vorranno almeno tre o quattro anni.
Tutto spreco di denaro pubblico! Con una struttura già esistente (ITIS), idonea ed attrezzata di tutti i laboratori e attrezzature che si rendono necessarie all’attività didattica che si fa? si spendono ulteriori denari per la ricerca di un altro stabile che non è idoneo anche dal punto di vista logistico.