L’appuntamento è al bar La Mela, a pochi passi da casa sua. Che è poi è anche il suo ufficio. Perché Mario Rosati un ufficio tradizionale non ce l’ha, non per il momento almeno. Che il suo è un lavoro immateriale per eccellenza, anzi “virtuale”, come la materia che studia e su cui lavora: quella dell’intelligenza artificiale generativa, ovvero la IA generativa come è più conosciuta. Oggi sulla bocca di tutti, da quando nel novembre 2022 openAI ha rilasciato al pubblico il servizio ChatGpt, la chat basata sui large language model che oggi conta oltre cento milioni di utenti attivi al mese. “Una data spartiacque – dice Rosati -. Da quel momento non è stato più necessario dimostrare ai nostri clienti che l’intelligenza artificiale funziona e può garantire significativi incrementi di produttività”.
Lui però sull’intelligenza artificiale, che preferisce definire “un complesso pappagallo statistico, perché non ha alcuna coscienza dei risultati che offre”, ci lavora da tempi non sospetti, da quando, in qualche modo, era ancora in gestazione.
“Dopo la laurea in Fisica a Roma ho iniziato a lavorare con Caspur (Consorzio interuniversitario per le applicazioni di supercalcolo per università e ricerca) che poi nel 2013 è stato assorbito da Cineca (Consorzio interuniversitario per il calcolo automatico dell’Italia nord orientale) – racconta Mario Rosati – mi occupavo principalmente di simulazioni al calcolatore di materiali innovativi a stretto contatto con università ed enti di ricerca italiani. In pratica programmavo supercalcolatori paralleli per simulare il comportamento di materiali a partire dai principi primi della fisica”.
Nel 2009 Mario, oggi 58 anni, trova l’amore nella sua Sulmona e nel 2010 decide di tornare: sette anni da pendolare con la Capitale tutt’altro che facili, fino al 2017, quando decide di dare una svolta alla sua vita e alla sua carriera.
“In quel momento l’intelligenza artificiale stava uscendo dai laboratori di ricerca per diventare una tecnologia sulla quale costruire valore e intuii che le mie competenze nel calcolo ad alte prestazioni potevano essere decisive in questo nuovo settore. Nella mia lunga carriera lavorativa avevo stretto un’ottima relazione con la società E4 Computer Engineering di Scandiano in Emilia-Romagna: una PMI Italiana capace di integrare sistemi per il calcolo tecnico-scientifico, potenti e soprattutto che non si rompono mai. Oggi E4 è un’eccellenza nel settore dell’high performance computing non solo in Italia, ma in tutta Europa. Così mi presi sei mesi di aspettativa ed iniziai a scrivere il progetto di una start-up innovativa per fornire consulenza e servizi professionali nel settore del data analytics e dell’intelligenza artificiale – racconta Rosati -. Il primo obiettivo era progettare e realizzare piattaforme abilitanti per la data science, ovvero sistemi di calcolo molto potenti e pronti all’uso che offrissero tutti gli strumenti e i servizi necessari per il lavoro dei data scientist e dei machine learning engineer, ovvero gli sviluppatori di applicazioni che utilizzano l’intelligenza artificiale. In sostanza volevo progettare componenti software in grado di valorizzare la qualità dei sistemi prodotti da E4 Computer Engineering in un settore emergente e molto promettente come quello dell’IA”.
Nasce così nel 2018 E4 Analytics, di cui Mario Rosati è CEO e che vede come socio di maggioranza proprio la sorella E4 Engineering: una società, che oggi conta un team tecnico di sette persone (tutti rigorosamente in smart working), che punta ad arrivare vicino al milione di euro di fatturato per il 2024 e soprattutto che ha enormi prospettive di espansione: “Con i miei soci abbiamo un piano per arrivare a circa 30 dipendenti entro il 2026 e di incrementare il fatturato del 50% ogni anno – spiega –. L’intelligenza artificiale generativa ha un potenziale enorme, siamo solo all’inizio del percorso di adozione di queste tecnologie, che saranno in grado di aumentare esponenzialmente la produttività di chi le adotta, soprattutto se sapremo declinarle mettendo sempre al centro l’uomo (human in the loop): ora le medie e grandi imprese italiane stanno cercando di introdurre sistemi basati sui large language model che facciano da assistenti virtuali per i loro dipendenti nella produzione di svariate tipologie di contenuti: dai testi per una campagna di marketing, al codice necessario per sviluppare nuove applicazioni informatiche, al riassunto delle conversazioni live di un meeting, alla generazione di documenti commerciali. Presto la ricerca del settore produrrà i risultati necessari affinché l’adozione di sistemi basati sull’intelligenza artificiale generativa risulti anche alla portata della piccola e media impresa. Oggi funziona molto bene la generazione di contenuti testuali ed il prossimo sviluppo sarà l’IA generativa multimodale, ovvero la capacità di generare contenuti che integrino testo, suoni ed immagini”.
E4 Analytics in stretta sinergia con la sorella maggiore E4 Computer Engineering, realizza in primis piattaforme cloud native ad alte prestazioni e basate su Kubernetes che consentono ai clienti di ospitare anche nel proprio data center, e non necessariamente in cloud, tutto il carico di lavoro necessario per le applicazioni e i servizi di intelligenza artificiale generativa, utilizzando i grandi modelli di linguaggio disponibili oggi in open-source. Inoltre, il team di E4 Analytics sviluppa applicazioni per personalizzare la risposta dei grandi modelli di linguaggio, incorporandovi tutta la conoscenza contenuta nei documenti e nei dati aziendali. Il lavoro in locale, anziché sul cloud, permette di garantire la massima riservatezza, per proteggere il prezioso patrimonio informativo presente in azienda.
“Addestrare da zero una IA generativa – ovvero immettere enormi quantità d’informazione nei modelli di linguaggio – è estremamente costoso sia in termini d’infrastruttura di calcolo che in termini energetici. Solo per citare l’ultimo esempio, l’addestramento di LLama3, il large language model open source che sarà rilasciato da Meta – l’azienda proprietaria di Instagram e Whatsapp – nel prossimo luglio sta richiedendo un sistema parallelo che integra oltre 24.000 GPU NVIDIA H100 – la GPU professionale più potente oggi disponibile sul mercato – e quindi solo gli over the top come Meta possono permetterselo – spiega Mario Rosati –. Questo è un tema che dovrebbe indurre anche una seria riflessione politica: sarebbe fondamentale per noi Europei che i modelli dell’IA generativa non siano solo addestrati da aziende/istituzioni americane o cinesi perché da come viene condotto l’addestramento dipende anche ‘la cultura’ che il modello addestrato mostrerà nelle sue risposte e, viste le significative differenze culturali della nostra Europa rispetto al modello americano o cinese, sarebbe veramente un peccato perdere certe nostre specificità solo perché la diffusione dell’intelligenza artificiale generativa sarà su larga scala e basata solo su tecnologie americane o cinesi. È vero, avere una IA generativa interamente europea richiederebbe ingenti investimenti, ma forse ne vale la pena, soprattutto se sapremo mettere in campo le nostre migliori intelligenze e le grandi capacità creative tipiche del nostro continente”.
Quello su cui il team di E4 Analytics lavora è invece un secondo livello d’addestramento, molto meno oneroso dal punto di vista computazionale. Partendo da un modello di linguaggio generale già addestrato, lo rende in grado di avere la conoscenza specifica di un settore o della singola azienda, per creare, ad esempio, un assistente virtuale che supporti l’operatore nella manutenzione dei macchinari complessi di una fabbrica, in modo che non sia necessario per chi fa manutenzione spulciare tra le pagine e pagine di complessa manualistica per individuare il malfunzionamento e le azioni necessarie per curarlo, ma sia sufficiente usare una chat a cui porre domande (oggi scrivendo e molto probabilmente domani parlando) per ottenere le risposte necessarie ad individuare e risolvere il problema nel minor tempo possibile.
Così dopo il primo figlio chiamato GAIA (Gpu appliance per l’intelligenza artificiale) limitato ad un singolo nodo (scalabile, tuttavia, con più Gpu) è arrivato Urania che è in grado di far lavorare insieme più server e quindi in grado di supportare quelle elaborazioni parallele richieste dall’intelligenza artificiale generativa.
La materia è complessa e non a caso il reclutamento dei collaboratori la E4 Analytics lo fa nelle università: “Abbiamo un rapporto solido con molti dipartimenti universitari italiani; andiamo e spieghiamo quello che facciamo – continua – e spesso gli studenti ci contattano per fare un tirocinio curriculare da noi e poi restare, dopo la laurea, come dipendenti. Il nostro è un lavoro basato principalmente sulle competenze, e la ricerca dei giusti talenti è un passaggio fondamentale per la nostra crescita”.
Un lavoro che Rosati ha intenzione di stabilizzare a Sulmona, anche per spezzare un po’ la solitudine dello smart working: il prossimo mese E4 Computer Engineering aprirà una sede nell’edificio del nucleo industriale e avvierà i recruitment anche nelle università abruzzesi e naturalmente questa sede potrà ospitare parte del team di E4 Analytics. “Per lavoro mi è capitato di visitare la città di Cupertino, nella Silicon Valley in California, che ospita la Apple: non è poi molto più grande di Sulmona. Per lavorare bene in questo settore abbiamo bisogno solo di una buona connessione internet, visto che i sistemi che utilizziamo sono ospitati nel data center di E4 Computer Engineering a Scandiano e, qui a Sulmona, abbiamo una società come Telweb che ci fornisce un eccellente servizio, in termini di prestazioni e stabilità. La nuova sede fisica ha in prospettiva gli spazi necessari per ospitare anche un data center, qualora l’evoluzione del nostro lavoro lo dovesse richiedere”.
E poi è la qualità della vita che può fare la differenza, in un’azienda nella quale il team, per policy aziendale, un giorno alla settimana deve dedicarlo allo studio, perché non basta fare coding, bisogna essere aggiornati in continuazione, sereni e creativi.
Lo sa bene Mario Rosati: la scorsa estate, dopo un anno molto intenso dal punto di vista lavorativo, aveva deciso di staccare la spina per quindici giorni “ma per fortuna avevo il mio iPad – racconta –, perché in due settimane, l’estate scorsa, con il rilascio di LLAMA2 di Meta, le prospettive del nostro lavoro sono cambiate radicalmente e quei giorni di riflessione sulle sponde del lago di Scanno sono stati decisivi per concepire il piano di sviluppo che poi a settembre ho condiviso con i miei soci”.
Il caffè del bar è buono, nel dehors un gruppo di ragazzine commenta i compiti assegnati a casa e il messaggio inviato da quello carino della IV A. Urlano e ridono, si fa persino fatica a parlare in quella sala riunioni improvvisata. Il CEO di E4 Analytics non è per niente disturbato, anzi sorride: la vita vera, in fondo, è più bella di quella artificiale. Pensa al figlio tredicenne che è in gita a Milano, sperando in cuor suo che possa seguire le sue tracce. Preoccupazioni, pensieri e desideri da umani, quelli che i computer – per quanto super – non potranno mai sostituire.
Bravo Mario.
Straordinario esempio di competenza,coraggio e amore per la propria terra che ti fanno onore.
Mi pare di capire che l’amore sia per una persona che vive a Sulmona per la quale, nel 2009, ha deciso di tornare.
Non è che ha deciso di tornare per amore della propria terra.
Professo’, mi sembra di aver capito che nessuno lo sta obbligando ad investire su Sulmona. Avrà anche fatto una valutazione con logica e raziocinio, voglio sperare, innamoramenti a parte.
L’intelligenza artificiale è soltanto la evoluzione della calcolatrice nulla di più. Restituisce calcoli più complessi di 2+2=4 che ti fa la calcolatrice. Nulla di spaventoso è sempre solo e soltanto matematica.
Di certo lo sbobbinatore ha fatto il suo lavoro, il giornalista un po’ meno. Date un limata e una pulita a questo articolo, per rispetto del professionista che state raccontando.
Vede prima di valutare la professionalità degli altri in questo caso del giornalista dovrebbe esibire i titoli che ha per farlo. La informo comunque che non è stato usato il registratore per l’intervista ma appunti a mano. Nel merito spiegare cosa vuol dire dare una pulita, ovvero se ci sono imprecisioni. Possibilmente, come prima, esibendo i titoli che la autorizzano a farlo