Su quell’insulto sessista, su “quella zoccola della Salvati” condannato ieri dal Tribunale di Sulmona, è intervenuta anche la vittima. Roberta Salvati, ex consigliera comunale di Sulmona, insultata dall’ex “collega” (in aula consiliare) Bruno Di Masci. “Purtroppo quel linguaggio volgare e violento – spiega Roberta Salvati – era volto a svilirmi come persona, una sorta di bullismo di cui tanto si parla e che proprio le istituzioni, come la scuola e soprattutto la politica, dovrebbero combattere attraverso il buon esempio”.
L’ex consigliera comunale ha trovato l’appoggio di Teresa Nannarone, che quest’oggi ha espresso la sua vicinanza per quanto accaduto. Ma la sentenza non basta per cancellare un insulto che non dovrebbe appartenere a nessuno schieramento politico. Ingiustificabile e inqualificabile.
“Ce lo insegna il buon senso, ce lo insegna la società, ce lo insegna la famiglia, ce lo insegna la scuola e ce lo dovrebbe insegnare soprattutto il Prof. Di Masci, che proprio nella scuola ha rivestito il ruolo di Preside”. Ma nonostante ciò di Masci ha già fatto sapere di voler far ricorso. Insomma, di trovare ragione tra le aule di tribunale a “quella zoccola”, pronunciato nel 2018.
“A Di Masci sento di dire che se avesse ammesso il proprio errore – ovvero che non si scredita l’avversario politico con gli insulti, che non si denigra l’altro per il gusto di farlo, senza un briciolo di rimorso – avrebbe dimostrato comprensione e non superbia “politica” – conclude Salvati -. Sarebbe stato un bel gesto per redimersi da questa brutta vicenda che lo vede protagonista. È sicuramente un’occasione mancata per lui, che avrebbe potuto dare il buon esempio ammettendo che si può sbagliare a qualsiasi età e che con umiltà ed umanità si possono ammettere i propri errori. Ma invece continua imperterrito ad arrampicarsi sugli specchi, ritenendo sostanzialmente che un’offesa si possa usare in politica. Trovo tutto questo inaccettabile!Io, da donna, da mamma, da politica, confesso di essere stata vittima di una vicenda penosa, ma mi interrogo: è davvero questo quello che vogliamo insegnare alle nuove generazioni? La politica dell’odio e del discredito devono avere la meglio? No, io mi rifiuto di credere che sia una possibile strada da percorrere.Credo che la politica debba essere mossa da valori come la giustizia, l’equità e la responsabilità, una politica che miri a promuovere il bene comune attraverso buone pratiche, buon senso e buon esempio, lavorando per costruire una società migliore e più inclusiva per tutti i cittadini. Questa battaglia la sto combattendo per tutte le donne e gli uomini di oggi e di domani, per provare a lasciare un piccolo segno di civiltà. Voglio ringraziare la collega Teresa Nannarone per la vicinanza e la delicatezza del suo comunicato. Credo che una politica diversa si possa fare, basta volerlo”.
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