Si accende la polemica su un presunto progetto di innevamento artificiale al bosco di Sant’Antonio nel comune di Pescocostanzo, presentato lo scorso fine settimana durante la manifestazione del Parco Nazionale della Majella “Majella, l’altra neve”. Ad accendere la miccia sono state ieri le onlus ambientaliste Stazione Ornitologica, Lega Italiana Protezione Uccelli, Altura, ed oggi è intervenuta l’associazione Dalla Parte dell’Orso. Insomma i boschi “non sono un luna park”, è questo il senso della nota, che mira a ricordare la necessità di tutelare un patrimonio come quello del bosco di Sant’Antonio in particolare, “considerato un santuario della natura per i suoi valori naturalistici e ambientali- scrive Dpo-. Nemmeno quest’area sembra meritare il rispetto dovuto. Ci vuole molto a capire che la sola idea che li si operi per produrre innevamento artificiale fa cadere il valore evocativo del ‘qui la natura è protetta’? Unica vera risorsa su cui investire”.
Secondo l’associazione il progetto rientra nella zona A del Parco, di riserva integrale, ma su captazione, modificazioni del regime delle acque Dalla Parte dell’Orso chiama in causa l’Ente Parco per avere risposte. Tra i dubbi anche l’utilità di un innevamento artificiale a così bassa quota, circa 1300 m slm, la necessità di rifornirsi al torrente Vera, “dove vivono specie vegetali ed animali tutelate da direttive comunitarie come il noto gambero di fiume”, la gestione e la manutenzione degli impianti, “i costi di esercizio di tali impianti sono elevati e sopportabili solo quando il numero di presenze ne bilancia le spese come ad esempio nei grandi comprensori sciistici di Roccaraso-Rivisondoli. Attualmente ci risulta che perfino la banale battitura della pista di fondo del Bosco viene realizzata grazie al contributo annuale del Comune di Pescocostanzo” scrive Dpo.
La naturalità deve essere “il valore fondante da difendere e su cui provare a costruire un’economia davvero sostenibile- tuonano le onlus sopra citate che parlano di- educazione al senso del limite. Ci sono montagne di studi scientifici sugli effetti della neve artificiale sulla vegetazione, perché sconvolge i cicli naturali nel suolo e dell’acqua. Al bosco di Sant’Antonio si aggiungerebbe per settimane anche l’impatto paesaggistico delle orribili strisce di neve delle piste da sci di fondo intervallate da vaste aree dove magari non è caduta la neve e dove vivono piante rarissime con fioriture eccezionali”.
Sembra, tuttavia, che il progetto d’innevamento artificiale, che si vorrebbe finanziato attraverso il Masterplan Abruzzo, sia solo in una fase embrionale, ancora tutta da presentare, insomma, agli enti che dovrebbero fornire pareri sui vincoli dell’area protetta che da progetto non rientrerebbe nella zona di protezione integrale.
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