Una “ingiustizia per il Morrone” di dalfonsoniana memoria. E’ quanto solleva oggi l’ex presidente del Parco Nazionale della Majella, Franco Iezzi, che ricorda un po’ le vicende che hanno caratterizzato il presidente della Regione, Luciano D’Alfonso, durante il periodo dell’incendio e, soprattutto, del post incendio. “Durante la fase acuta dell’incendio del Morrone, nel puerile tentativo di coprire responsabilità (tutte in capo alla Regione), relative alla mancata manutenzione dei boschi, egli fu assalito da un violento attacco di dalfonsite acuta e si inventò che la colpa della diffusione delle fiamme era del Presidente del Parco della Majella che era ‘allergico’ alla corretta gestione del sottobosco e che per questo sarebbe stato sostituito” si sfoga Iezzi che non nasconde l’amarezza di aver visto, in un primo momento, il Parco che doveva essere tra i maggiori interlocutori per competenza territoriale fuori dalla riunione del 13 settembre scorso quando i sindaci vennero convocati per trovare una soluzione anche economica dovuta alle spese sostenute in fase di emergenza.
“Una grave scorrettezza istituzionale, mai vista, basata sull’arroganza tutta dalfonsiana- prosegue Iezzi-. In quella occasione dopo il suo immancabile sermone, ai pochi sindaci intervenuti promise (sic!) che li avrebbe portati in delegazione dal Ministro Galletti per ottenere il rimborso delle spese sostenute dai comuni e soprattutto il necessario finanziamento delle opere necessarie per il ripristino/recupero delle aree interessate dagli incendi”. Del mancato incontro con il ministro e dei soldi mai avuti i sindaci però non hanno chiesto nulla rincara Iezzi in una “battaglia” che da un po’ lo vede battibeccarsi con il presidente della Regione D’Alfonso.
“Nessuno gli ha chiesto ragione del mancato riconoscimento di calamità naturale da parte del Governo. Nessuno gli ha chiesto perché la Regione non utilizza le risorse previste misura del Piano di Sviluppo Rurale destinate al finanziamento degli interventi nelle aree interessare dagli incendi. Perché nessuno presenta il conto di tutto questo a D’Alfonso?” chiede l’ex presidente del Parco che lancia una frecciatina anche al comitato “Giustizia per il Morrone” al quale non si può chiedere “l’autorevole intervento” perché “occupate ad impedire le infiltrazioni mafiose nella Valle Peligna e a organizzare la visita del Presidente Mattarella nelle aree interessate dagli incendi, oltre a numerose altre attività di alta valenza ambientale”. Il comitato insieme ad alcune associazioni del territorio avevano chiesto un cambio di passo nella scelta dei rappresentanti delle aree protette prediligendo figure specializzate nel settore naturalistico. Fu l’occasione per convocare un confronto con gli ambientalisti che, al contrario, disertarono l’appuntamento.
Per litigare o giustificarsi ancora si attaccano sull’unica cosa che un parco non deve fare e non ha fatto? Cioe’ il manomettere i boschi. I boschi non vanno puliti e non vanno tagliati se non quando serve la legna e dove si passa o si fa pic nic, pulendo solo stretto necessario. Evidentemente non si e’ pulito dove si doveva e dove si e’ giustamente lasciata la natura lo si e’ fatto non volendo. Questo ci stanno facendo capire. Questo dimostra sicuramente che la natura fa meglio quando fa da sola e che non servono incompetenti nel gestirla.