Codice rosso e situazione nera. Le tinte per la Marelli di Sulmona sono fosche, tetre. Gli scenari prospettati dal vertice romano tra sindacati e azienda sono tra i più nefasti. Dall’incontro capitolino è emersa la reale possibilità della proroga di un anno del contratto di solidarietà. Dodici mesi aggiuntivi a quelli che i 469 impiegati nello stabilimento sulmonese stanno già vivendo, con il contratto di solidarietà firmato lo scorso 19 agosto, con scadenza prevista inizialmente nel 2025. E invece l’agonia si prolunga fino al 2026.
La causa è da rintracciare nei bassi livelli di produzione della sorella maggiore: l’ex Sevel di Atessa. Lo stabilimento sangrino non vive di certo il suo periodo più florido, con il comparto automotive in crisi sia tra i confini italiani e sia sotto le stelle dell’Unione Europea. E a rimetterci sono le tute-blu peligne, la cui fabbrica è dipendente per l’80% dalla produzione di Atessa.
Nella fabbrica sangrina sarà prodotto il semi corner Ducato, un pezzo che dal prossimo anno mancherà nello stabilimento Marelli. I quattro operai a turno addetti alla sua produzione dovranno così essere ricollocati. Per loro altre mansioni. Sempre meglio che ricevere il benservito.
Ma nel vertice di questa mattina si è parlato anche dell’aumento degli esuberi. Dagli 85 del 2024 ai 147 del 2025. Quasi il doppio in appena dodici mesi. “Non è stato un incontro positivo – commenta il segretario delle RSU della UIL, Michele Paliani -. Gli scenari non sono affatto confortanti”.
Se la fiat dovesse restituire in un solo colpo tutto quello che ha è ricevuto dallo stato italiano nel corso degli anni l’ Italia sarebbe il paese più ricco al mondo