Inchiesta Kebab: 2 secoli di condanna per 32 imputati. Tra loro 4 imprenditori di Pescasseroli

Quasi due secoli di reclusione: 180 anni e 1 mese per la precisione. E’ questa la sentenza che il collegio del tribunale di Pescara ha pronunciato ieri nei confronti di 32 imputati nel processo Kebab e che ha visto finire alla sbarra decine di persone con l’accusa di immigrazione clandestina. Tra loro anche alcuni imprenditori dell’Alto Sangro, di Pescasseroli in particolare, accusati di essere parte o comunque ingranaggio di un sistema che a tra il 2009 e il 2010 avrebbe fruttato un giro d’affari da 6 milioni di euro, grazie a false assunzioni per ottenere permessi di soggiorno che gli immigrati, soprattutto pakistani, erano chiamati a pagare all’organizzazione.

Cinque in particolare i residenti a Pescasseroli finiti a processo, di cui quattro condannati oggi dal tribunale di Pescara e uno, Giovanni La Cesa, la cui posizione era stata stralciata, assolto da quello dell’Aquila.

In particolare il collegio del tribunale di Pescara ha condannato l’imprenditore Benedetto Pistilli a 7 anni di reclusione a ad una multa di 86mila euro, l’ex sindaco Laudo La Cesa a 5 anni e 9 mesi di reclusione e 82mila euro di multa, e ancora Marco Finamore e Cesidio Roselli a 4 anni e mezzo di reclusione ciascuno e multe rispettivamente per 280mila e 350mila euro. I primi due con interdizione perpetua dai pubblici uffici, gli altri due per cinque anni.

I capi del sodalizio, tutti di origine pakistana, reclutavano le persone che volevano entrare in Italia e poi attraverso degli intermediari contattavano degli imprenditori compiacenti che davano la loro disponibilità ad assumere i clandestini. L’organizzazione si è avvalsa anche di diversi professionisti, commercialisti e consulenti del lavoro, per inoltrare le pratiche e i documenti necessari per ottenere i visti di’ ingresso e il nulla osta. Stando alle accuse gli imprenditori compiacenti si sarebbero prestati ad inoltrare le domande, ben sapendo che non avrebbero mai assunto i clandestini, ottenendo in cambio 3mila euro per ogni immigrato, mentre agli intermediari prendevano dalle 150 ai 1500 euro a pratica.

Gli extracomunitari per ottenere il visto e il perfezionamento della pratica sborsavano 12mila euro e una volta entrati in Italia, omettevano di presentarsi alla competente prefettura e si sistemavano presso parenti o si dirigevano in altri Paesi europei, in attesa di sanatorie. In tutto gli inquirenti hanno accertato circa cinquecento false assunzioni, spalmate su più regioni italiane.

L’inchiesta era partita da un’indagine su una lavanderia del pescarese, per poi allargarsi in due anni di indagini serrate che facevano capo alla procura di Pescara.

Il ruolo dei sangrini sarebbe stato relativamente marginale rispetto all’organizzazione: le pene più pesanti sono state comminate infatti agli organizzatori del sistema che hanno rimediato pene da 20 anni e mezzo e 11 anni (le più alte), con multe stratosferiche fino a 700mila euro.

2 Commenti su "Inchiesta Kebab: 2 secoli di condanna per 32 imputati. Tra loro 4 imprenditori di Pescasseroli"

  1. Le nostre care risorse italiane!

  2. Jon Pupilla Re dei drogati | 31 Maggio 2024 at 22:30 | Rispondi

    Tutti gli immigrati a vendere hashish e cocaina

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