Placate le fiamme sul Morrone ora si apre la fase due, che non è più facile della uno. Si tratta di mettere in sicurezza infatti la montagna, liberarla dai resti dell’incendio, assicurare il deflusso delle acque, sistemare le strade tagliafuoco che sono state aperte. Bisognerà capire chi fa cosa, come e con quali soldi.
Ad esempio nella riunione svoltasi questa mattina al Com il sindaco di Pratola Peligna Antonella Di Nino, ha fatto mettere a verbale che la terza tagliafuoco realizzata dai militari da lei non è stata autorizzata, e non perché non la ritenesse necessaria. “Le procedure amministrative non vanno sottovalutate – spiega – per le prime due tagliafuoco abbiamo proceduto come Comune ad iscrivere le somme per la somma urgenza e ad incaricare le ditte, non per la terza che è stata decisa dal Dos”. Un occhio al portafoglio bisogna tenerlo, anche perché altrimenti a stare dietro al post incendio si rischia di andare in dissesto.
La montagna, nei fatti, è stata interdetta a chi non fa parte dei soccorsi: “Ci sono delle ordinanze di divieto – continua la Di Nino – che si potranno revocare solo quando ci saranno le condizioni di sicurezza. Il terreno ora è fragile, vanno fatte subito opere di ingegneria ambientale”.
L’altro tema da affrontare a breve sarà quello del rimboschimento: Gerosolimo qualche ora dopo il primo incendio e D’Alfonso qualche giorno dopo, infatti, avevano annunciato deroghe e opere straordinarie. Ma il terreno è delicato, delicatissimo, perché dietro il rimboschimento spesso si nascondono business criminali e lo spirito della legge che lo vieta per i cinque anni successivi è proprio per evitare questo.
“Potremmo chiedere che ad occuparsene siano solo cooperative locali – lancia l’idea la Di Nino – ma bisogna prima capire se è necessario e in quale forma farlo. Ci stiamo già documentando con la consulenza di esperti”. Se ne parlerà istituzionalmente il 13 settembre nel tavolo convocato dal presidente D’Alfonso con tutti i sindaci coinvolti, in attesa, che sembra un po’ vana, che la Presidenza del Consiglio dei ministri, decreti lo stato di emergenza nazionale. Anche se la deroga al rimboschimento non è necessariamente legata a questo status: il ministero può, potrebbe, concederla a prescindere.
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