Ha ragione l’amministratore unico del Cogesa Vincenzo Margiotta: “La cosa impone a tutti noi una serie di riflessioni”.
Ed ha ragione anche il vice sindaco di Sulmona Nicola Angelucci (che poi chissà perchè parla lui anziché il sindaco): “Si tratta di un fatto gravissimo e preoccupante, che riporta all’analogo fatto accaduto lo scorso anno al Monte Morrone”.
Hanno ragione entrambi, e questo non ci rassicura. No di certo.
Perché sbagliano solo in prudenza i due e perché a fronte dell’uso del condizionale, la natura dolosa dell’incendio che ha incenerito cinque mezzi della società partecipata venerdì notte, non è più, con il passare delle ore, solo un’ipotesi, tantomeno remota. Anzi: per i carabinieri che hanno eseguito direttamente delle analisi con i loro reparti specializzati, sul posto sono stati trovati “acceleranti”, ovvero liquido infiammabile che certo non è arrivato lì per caso e temiamo neanche per gioco. Così come la mappatura dei focolai: due distinti e separati, lontani l’uno dall’altro, uno dentro il deposito l’altro fuori. Che se fosse stato un caso, neanche la coda del diavolo ci sarebbe riuscita.
E che le domande, soprattutto, ce le poniamo noi tutti, che meno sappiamo certo di chi le stanze dei bottoni le frequenta. Quelli che, speriamo e ci auguriamo, riescano a questo punto a fornire agli inquirenti piste utili da seguire.
Perchè se sull’incendio del Morrone lo scorso anno si è detto di tutto e di più, si è fiutata la pista della malavita organizzata, si è ipotizzata e sostenuta non solo tra i comuni mortali, ma anche tra i magistrati, senza arrivare, dopo un anno e mezzo, a nessuna risposta concreta e nessun atto giudiziario; questa volta, questa pista, quella del crimine vero, sembra se possibile persino più evidente. Perchè sui rifiuti e la monnezza non si muovono intorno solo le beghe tra sindaci e qualche posticino da campagna elettorale, ma interessi e soldi veri. Milioni di euro che fanno parte del ciclo dello smaltimento, degli appalti dei servizi, del controllo dell’impianto, di cosa c’è dentro e cosa ci va. A meno che non si creda alla favola del piromane o peggio a quella del dispetto.
E’ su questo variegato a insidioso sistema, quello dei rifiuti, che ora i carabinieri stanno indagando, in attesa del responso ufficiale (e che sembra scontato) dei rilievi tecnici dei vigili del fuoco. Gli inquirenti hanno provveduto già a sentire lo stesso Margiotta e qualche altro dirigente della società e nei prossimi giorni passeranno allo studio dettagliato di tutto l’universo che gira intorno al Cogesa e al business dei rifiuti. A partire da quella gara da oltre 7 milioni di euro che è in ballo per il noleggio di quarantotto mezzi. Gara a cui hanno risposto nomi noti e conosciuti del business di settore.
Accertato il dolo, dunque, ora è il momento delle note dolenti: che qualcuno dovrà pur conoscere e cantare. Perché se è vero, come ha sostenuto Margiotta, che “il Cogesa non ha ricevuto minacce o intimidazioni di ogni genere”, è altrettanto vero che, vista la violenza e la sfrontatezza dell’attentato incendiario, qualcuno prima o poi dovrà rivendicarlo in qualche modo questo attentato.
Dopo 2 settimane ci sono aggiornamenti? Dolo o guasto elettrico?
doloso, come dice anche questo articolo
Doloso con prove? La relazione dei VVFF che dice?
Ci sono aggiornamenti? Dolo o guasto? La relazione tecnica che dice?
ma che ci serve uno scienziato per capire che è doloso? certe volte sembrate i babbacioni manco usciti da un film di Verdone.
Ne ha la certezza? altrimenti le indagini a cosa servono? fermiamoci alle chiacchiere da bar
Arrivata la relazione dei vigili?