Era presente il Presidente della Repubblica Mattarella questa mattina all’inaugurazione della centrale Terna di Cepagatti, dove parte un elettrodotto di 445 km verso il Montenegro. C’era anche il suo collega montenegrino Milo Đukanović, a tagliare il nastro di questa nuova infrastruttura. Un ‘ponte elettrico invisibile’ perché sottomarino e interrato per la parte terrestre, che si snoda per 445 km tra le stazioni elettriche di Cepagatti e Lastva, nel comune di Kotor. “Un’eccellenza ingegneristica a livello internazionale per innovazione e tecnologia” scrive Terna, la società che gestisce la rete elettrica nazionale.
L’infrastruttura in corrente continua, che in linea con le tempistiche pianificate entrerà in esercizio entro la fine dell’anno, consentirà ai due Paesi di scambiare elettricità in maniera bidirezionale: inizialmente per una potenza di 600 MW, che diventeranno successivamente 1.200 MW quando sarà realizzato anche il secondo cavo, previsto nei prossimi anni. L’importo complessivo del progetto è stimato in circa 1,1 miliardi di euro.
Secondo il presidente del consiglio regionale Sospiri: “E’ la dimostrazione che in Italia le grandi opere pubbliche sono necessarie e si possono realizzare Sono stati fatti ingenti investimenti in questa zona e come riferito da Terna sono state cinquanta le imprese abruzzesi a lavorare a questo progetto”.
Fuori dall’impianto protesta pacifica di un centinaio di persone aderenti al comitato “Piano Pulito”. I manifestanti, tutti residenti nella zona dove è stato costruito ‘impianto, stanno portando avanti da tempo la protesta contro la costruzione dell’impianto. “Noi siamo preoccupati per la nostra salute e per la salute dei nostri figli perché questi impianti – ha spiegato Martina Del Prete – del Comitato Piano Pulito – sono stati costruiti a ridosso delle nostre abitazioni e nessuno ci garantisce quali siano gli effetti a lungo termine proprio sulla salute, sapendo che l’elettromagnetismo ha anche degli effetti anche sulle malattie del sangue e quindi siamo qui a farci sentire, sperando che qualcuno ci ascolti”.
S.M.
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