Un sito per farsi dipingere la facciata di casa a Collelongo con un dipinto di un’artista, con vernice in grafene che assorbe lo smog, però, perché l’ambiente e la sostenibilità sono sempre in cima ai pensieri della “generazione Greta”. E ancora una mostra permanente di Escher con visori 3D nella sua Castrovalva o un videogioco con realtà aumentata a Villavallelonga per coniugare natura, esperienza ed economia. Questi i progetti finalisti del Hack Arena, la sfida di idee, tra i principali appuntamenti della tre giorni di #Futura, che si sono battuti questa mattina al teatro Caniglia di Sulmona per accedere alle finali nazionali. Ha vinto il primo dei progetti, selezionato in base ai criteri imposti alla giuria: valore per la comunità, fattibilità, efficacia tecnologica e innovazione, chiarezza espositiva, lavoro di squadra; lì dove il tema da svolgere era un progetto per ripopolare i borghi della provincia dell’Aquila.
Ma la medaglia, davvero, va a tutti gli organizzatori di questo evento che ha ripopolato il centro storico delle forze migliori, quelle dei giovani, registrando numeri ben oltre le aspettative: oltre 6mila, dicono i rilevatori posti sulla bolla installata a piazza Garibaldi dove era in mostra la sezione sulla robotica, la metà dei quali provenienti da fuori Sulmona.
Uno sforzo organizzativo enorme che il Polo umanistico Ovidio ha saputo gestire con grande capacità e competenza e che ha fatto sognare, per qualche giorno, una città possibile. Una città del futuro che, almeno per le presenze, ha rimandato Sulmona agli affollati doposcuola del passato.
E il tema del futuro è stato al centro della Sulmona 2050, tema con cui le ragazze del Womest Arena sono state chiamate a confrontarsi nel secondo dei concorsi per l’accesso alle fasi nazionali. A vincere questa sezione è stato il gruppo Eden che con un video ha immaginato una villa con alberi autorigeneranti, cestini con codici a barre che riconoscono i prodotti e li differenziano, bus a energia solare, fontane con acqua-ologramma e un liceo classico, quello di piazza XX settembre, finalmente “risanato” grazie a proiezioni virtuali sulla facciata. Che in fondo loro, di sedici anni e poco meno, quella scuola com’era non l’hanno mai conosciuta.
E ancora gli Steam lab (laboratori di scienza, tecnologia, arte e matematica) per i più piccoli, i Future Talk per i più grandi, i debate (gare di oratoria), i concerti, le danze e il Digital Circus a piazza Garibaldi (sicuramente la postazione più frequentata) dove tra stampanti in 3D, visori, droni e robot, i nativi del terzo millennio avevano molto più da insegnare ai grandi.
Un futuro digitale che, come ha spiegato il dirigente del Polo scientifico Massimo Di Paolo, che con quello Umanistico ha collaborato all’evento, ha “rimesso soprattutto in moto le relazioni tra individui”. Stanca, ma soddisfatta la deus ex machina Caterina Fantauzzi: “Sono stati tre giorni straordinari – ha detto – nei quali la scuola si è riappropriata del ruolo che le spetta nella società: un ruolo di proposta e di competenze dove i veri protagonisti sono stati i ragazzi, senza dimenticare lo sforzo e la passione del corpo insegnanti”.
Una scuola che guarda al futuro e che fa sperare in un futuro migliore.
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