Imprese: il bilancio in chiaroscuro di Cresa

Sono 144.289 le imprese registrate in Abruzzo nel 2024 di cui 123.150 quelle attive. A renderlo noto uno studio del Cresa Centro Studi dell’agenzia per lo sviluppo della camera di commercio del Gran Sasso che dai dati rilasciati da Infocamere -Movimprese evidenzia come l’Abruzzo ”riporta a breve e medio termine andamenti della nati-mortalità d’impresa meno negativi dell’Italia”.

A livello provinciale Chieti si posiziona in testa con 43.249 imprese registrate pari a un 30% del totale regionale, seguita da Pescara con 36.392 imprese, la provincia di Teramo con 35.286 imprese e quella dell’Aquila con 29.362 attività registrate. Ben 25 i comuni dove non si sono registrate nascite di nuove imprese, a testimonianza della “marginalità di ampie aree del territorio, questione che – sottolinea il Cresa – comporta un’attenta analisi delle molteplici variabili di natura demografica, economica e sociale che sottendono tale fenomeno”.

Guardando ai settori di attività, prevalgono rispetto alla media nazionale le quote di imprese agricole (17% contro 12%) e manifatturiere (9% contro 8%) mentre inferiori risultano quelle edili, commerciali e di servizi non commerciali. Se il terziario prevale nella provincia di Pescara, è l’agricoltura a prevalere in quella di Chieti, il manifatturiero in quella di Teramo e l’edile nell’aquilano. Tra le registrate, “positivi tassi di crescita” a Pescara dove si registra un +0,28% (+101 attività) e L’Aquila che segna un +0,14, (+41 attività) mentre valori negativi si riscontrano a Chieti e a Teramo. Il tasso di cessazione del 2024 pari al 4,82% equivalente a 7 mila imprese, colloca l’Abruzzo a metà della graduatoria delle regioni italiane mentre il tasso di iscrizione pari al 4,75% equivalente a 6899 imprese ci colloca al 14mo posto.

Dati che messi a confronto con quelli del passato evidenziano come negli ultimi 15 anni “si registrano valori relativi alle iscrizioni peggiori di quelli medi italiani”, dove Chieti mostra valori di tassi di crescita delle iscrizioni più bassi e Pescara più alti. Rispetto al 2023 continuano a diminuire le aziende operanti nel settore agricolo (-653 unità), nel commercio (-503) e nel manifatturiero (-260) mentre aumentano quelle operanti nel settore dei servizi non commerciali (+524) ed edili (+64). l’andamento provinciale rispecchia le tendenze di quello regionale con le flessioni più pesanti a Teramo e Chieti per l’agricoltura e a Chieti e Pescara per il manifatturiero. “Nel complesso – si legge nello studio del Cresa – si osservano contrazioni di aziende appartenenti ai principali settori manifatturieri inferiori alle nazionali”, con l’eccezione delle imprese che fabbricano autoveicoli, rimosrchi e semirimorchi che in Abruzzo riportano una flessione del -3,7% contro il -2,6% nazionale.

Positive invece nella nostra regione le variazioni del “plateau” di imprese metallurgiche, chimico farmaceutiche e che producono mezzi di trasporto diversi dai veicoli, rimorchi e semirimorchi. Positive anche le variazioni dei servizi non commerciali di informazione, comunicazione e sanitari come pure nel settore dell’istruzione che si attesta intorno al 6%, delle attività professionali, scientifiche e tecniche ed immobiliari al 4%, dei servizi assicurativi e finanziari intorno al 3% e delle attività ricreative e di supporto alle imprese che si attestano intorno al 2%.

In conclusione, si legge nello studio Cresa, “il sistema regionale delle imprese totali soprattutto artigiane operanti in agricoltura, nel manifatturiero e nel commercio sta attraversando una crisi di natura strutturale che non trova più spiegazione negli effetti economici derivanti dalle difficoltà nelle catene di fornitura, del rincaro delle materie prime e dall’inflazione”. Segnali positivi invece per le imprese di costruzione che ancora traggono beneficio dai provvedimenti statali volti all’ammodernamento energetico del patrimonio edilizio e dal terziario avanzato che evidenzia segnali, seppure deboli, di crescita.

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