E’ un regolamento più snello e soprattutto più realistico, a partire dall’elenco degli impianti a disposizione, fino all’eliminazione dell’obolo, mai riscosso, previsto nel vecchio, della percentuale da versare al Comune sugli striscioni e gli sponsor che arredano palestre e palazzetti.
Il nuovo vademecum per l’uso degli impianti sportivi in città, passato l’altro giorno in commissione dopo una lunga camera caritatis (era stato già predisposto dall’allora assessore Attilio D’Andrea), è pronto per approdare in consiglio comunale e probabilmente già dal prossimo anno a diventare operativo.
Le novità sono diverse e alcune sostanziali, con un occhio di riguardo per le società che svolgono abitudinariamente attività sportiva. Nell’assegnazione degli spazi, infatti, è stato inserito come primo criterio premiante la richiesta delle strutture per uso stagionale, ovvero dal 15 settembre al 31 maggio. Quindi il livello del campionato svolto e l’affiliazione alla relativa Federazione, il numero di soci iscritti e la data di acquisizione della domanda. Sparisce, insomma, la necessità di essere iscritti all’albo comunale delle società sportive, l’anzianità di affiliazione alle Federazioni e l’attività svolta negli ultimi cinque anni che erano invece tra i criteri dell’altro regolamento.
Cambiano anche i metodi di pagamento: niente più rate mensili, ma saldo del conto in due tranche. Il 15 settembre l’acconto di quattro mesi ed entro il 31 maggio il saldo. E chi non paga, non ottiene lo spazio.
Alle società-associazioni sportive viene poi data la possibilità di richiedere e indicare due strutture anziché una, per un totale cumulativo di 10 ore settimanali. Non bisognerà poi più descrivere nella domanda l’esatta indicazione dell’attività, né il numero degli utenti che frequentano. In palestra, a carico delle società, poi, per diposizioni nazionali, dovrà esserci sempre un defibrillatore semiautomatico.
Dal vecchio regolamento viene poi cassata la voce dell’affidamento in gestione delle strutture che comportava una serie di paletti, ora assorbiti tutti dal rispetto del Codice degli appalti. Non che ci siano state grandi corse alla gestione degli impianti, in verità, con molte strutture già in passato messe a bando e che hanno avuto gare deserte (a partire dallo stadio Pallozzi).
Le 19 strutture e impianti individuati nel vecchio regolamento, non vengono più elencate, anche perché quasi la metà sono nei fatti chiuse: il campo Mezzetti in perenne ristrutturazione, la pista di pattinaggio dell’Incoronata che non è mai entrata in funzione, i campi da tennis della stazione che non ci sono più, il campo di calcio di via Togliatti che non c’è mai stato. E poi le palestre delle scuole che sono ormai o ancora chiuse: quella della scuola Serafini, di via Mazzini, di via Roosvelt e di via Togliatti.
Sul “mercato” restano l’ambito, quanto problematico, Palasport di via XXV aprile, i campi polivalenti del “Serpentone”, le palestre delle scuole medie Capograssi e Ovidio, il bocciodromo e il campo da tennis di via stazione Introdacqua, la pista di atletica leggera, la palestra Serafini dell’Incoronata, un campo adiacente dove gioca il rugby e poi, uniche due strutture date in concessione, la piscina e i palloni coperti da tennis dell’Incoronata.
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