Il vezzo di scrivere

C’è un grande bisogno di scrivere di questi tempi, sicuramente maggiore rispetto a quello che si ha di leggere. Forse abbiamo iniziato a mettere tutto nero su bianco, quando non abbiamo più trovato fra le pagine dei libri ciò che i titoli e le copertine promettevano. Quelle parole che non è il caso di dire, ma se le scrivono o dicono altri, possiamo almeno annuire in silenzio.
Abbiamo iniziato a buttare giù righe che parlano di noi su diari chiusi a chiave, su fogli sparsi che poi abbiamo perso e su lettere che non sono mai state inviate: la mano trema meno della voce in certi casi, ma non basta.
Un giorno la rete ci ha irretiti e i nostri pensieri sono finiti online, rendendo di dominio pubblico la parte più intima di noi stessi, che aveva evidentemente bisogno di essere letta e ascoltata, non chiusa nei cassetti e ignorata.
La scrittura è uno degli hobby più praticati, un fare necessario per dar voce al silenzio, che molti di noi hanno dentro. Un silenzio pieno di parole non dette, di frasi che arrivano alle corde vocali e si trasformano magicamente in un “Niente” sussurrato a fior di labbra, quando ci viene chiesto: “A cosa pensi?”.
Scrivendo, mettiamo in ordine i pensieri, che acquisiscono una dimensione, diventano materiali e possono finalmente essere catalogati, riposti e consultati al bisogno.
Abbiamo necessità di esternare le emozioni più profonde, di urlarle con il maiuscolo, di cantarle con la musica, di calcarle fino a strappare il foglio, per disintegrarle e rinnegarle.

Scrivere, scrivere e scrivere. Fiumi infiniti di parole che hanno come margine il rispetto degli occhi che sappiamo ci leggeranno e come interlinea il sospiro quasi doloroso di alcuni pensieri.
Mi piacerebbe essere in grado di inventare delle storie: c’era una volta, tanti e tanti anni fa, una bellissima principessa che viveva in un lussuoso castello.
Purtroppo so essere esclusivamente autobiografica: c’è oggi, in questo momento, una donna di mezza età che vive nel centro storico di Sulmona.
E di tutto questo scrivere online è meraviglioso il risultato: ci ritroviamo nelle righe altrui in una sorta di “tana libera tutti”, che svincola ogni lettore e ogni scrittore dal proprio nascondiglio di solitudine.
Quanta esitazione prima di ogni “invio”, quanti “delete”, quanti “escape”.
-Perché non scrivi un libro?
-Perché a me piace leggerli i libri.
Ho pronto il titolo per il romanzo che non scriverò mai: “COMING OUT – USCIR FUORI”.
In molti lo comprerebbero per la curiosità morbosa di sapere i particolari delle vite altrui, invece tratterebbe del bisogno/coraggio di mostrarsi per come si è realmente.
È vero che mi piacciono le donne, soprattutto ora che sono matura e riesco a interpretare i loro sguardi oltre il trucco, oltre le rughe, oltre la stanchezza e gli occhiali da presbite.
Le donne non sono tutte uguali, eppure c’è una melodia sommessa, una luce soffusa, un profumo tenue che le accomuna universalmente.
Mi piacciono le donne tutte e per tutte loro ho sempre pronta una parola di affetto, un sorriso, una vecchia canzone e un caffè, ma non è questo il mio coming out.
Nel libro che mai scriverò, parlerei dell’atto di uscire fuori, di svelaresi, di avere il bisogno/coraggio di esprimere se stessi, anche nella versione più scomoda e brutta.
È l’unico modo per accettarla e migliorarla, ma non troppo, altrimenti si corre il rischio di diventare come quelle che “C’erano una volta”, con le scarpe di cristallo, i prìncipi che le salvano e il bisogno di scrivere solo la lista della spesa:
-comprare pane, uova, latte e passare in lavanderia. Ricordarsi di mettere a scongelare le bistecche.
Preferisco rimanere una di quelle donne che, nella lista di cose da fare, hanno segnato:
-ridere tanto, piangere un po’ e ridere ancora, darsi della stupida, mangiare cioccolato e poi pentirsene. Ricordarsi di essere felice.
Ma le liste, si sa, vengono sempre dimenticate a casa e così, ogni giorno, ci tocca andare a braccio, cercando di ricordare le cose importanti da fare, provando a dare le giuste priorità e sperando di non tralasciare niente di fondamentale.

gRaffa
Raffaella Di Girolamo

1 Commento su "Il vezzo di scrivere"

  1. … ed il tuo scrivere, Raffaella mia carissima, ci da la gioia del tuo animo nobile e bello. ❤

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