Il documento sembra essere fatto a posta per essere bocciato, tant’è che ad oltre due settimane dal suo deposito al ministero della Salute, lo scorso 31 ottobre, l’assessore lo tiene ben nascosto e nessuno lo conosce realmente. Neanche i consiglieri, così si definiscono, di maggioranza. Si tratta della cosiddetta riorganizzazione della rete ospedaliera abruzzese che, in linea con i conti senza l’oste, è stata proposta al Tavolo di monitoraggio con uno schema alquanto deficitario e in alcuni punti surreale. Il nuovo progetto della giunta Marsilio, ad esempio, per quel che è trapelato, propone quattro ospedali di secondo livello (i quattro capoluoghi di provincia) senza tenere conto dei limiti imposti dal decreto 70 (che fino a prova contraria è ancora in vigore) che imporrebbe all’Abruzzo uno o al massimo due Dea di secondo livello. In quest’ottica dell’accontentiamo tutti, rientra anche la promozione dell’ospedale di Sulmona a primo livello, insieme a quelli di Avezzano, Vasto e Lanciano. Ma anche la conservazione e riattivazione definitiva dei pronto soccorso di Popoli, Penne, Giulianova, Atri e Sant’Omero, i due ospedali disagiati di Castel si Sangro e Atessa e persino la riapertura del punto nascita di Atri. A proposito di punti nascita, quello di Sulmona resta ancora sospeso, nonostante il trionfalismo di qualcuno: il Tavolo di monitoraggio di luglio, il cui verbale è stato reso noto qualche settimana fa, infatti, stabilisce che la proposta di deroga (avanzata solo dopo le proteste del territorio e due risoluzioni in Regione, in cui la maggioranza è andata sotto) dovrà essere discussa in una prossima seduta in sede di Cpnn (comitato percorso nascita nazionale), quello per intendersi che ha già bocciato l’ipotesi di salvaguardia. Al di là dei sogni e dei desiderata per la riorganizzazione della rete ospedaliera, però, a mancare nel documento proposto al ministero sono anche e soprattutto le cosiddette tabelle: ovvero quanti, quali e dove ubicate, le diverse unità operative complesse e semplici. Che poi sono la polpa della sanità. Insomma una scatola vuota che difficilmente il Tavolo di monitoraggio potrà accogliere, “costringendo” così la Regione ad apportare le impopolari modifiche per poi poter dire “è colpa del governo”. Tanto più che, ora, è di colore opposto.
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