Un po’ mi sento come Philippe Petit, perché bilanciare un articolo dove il protagonista è la stessa penna che lo partorisce è come stare in bilico sopra un cavo sospeso a quattrocento metri d’altezza. Il baratro dell’autoreferenzialità è lì che attende. Non l’avrei scritto se non fosse stata chiara espressione del direttore, e quindi penna in mano. La vertigine spaventa ma un passo alla volta si può (e si deve) arrivare dall’altro lato del cavo, bilanciando come il funambolo della traversata del World Trade Center sensazioni e cronaca.
E partiamo proprio dalla cronaca e dai servizi, ben confezionati, curati e dettagliati, che questa mattina hanno ricevuto il premio “Guido Polidoro”. Una ventitreesima edizione dove la scena è stata “rubata” dalle aree interne: Introdacqua, Scanno e Sulmona. Dai monti abruzzesi arrivano i tre servizi che l’Ordine dei Giornalisti d’Abruzzo ha deciso di premiare dopo aver vagliato circa centocinquanta articoli, servizi video o fotografici in corsa per il premio. Sono storie che finiscono in prima pagina ma che sono proprietà di tutti. E’ la storia di Pasquale D’Angelo da Introdacqua all’America. Il piccone e la pala per sopravvivere, la poesia per vivere. I suoi versi riecheggiano oltreoceano. Eco che giunge fino alle orecchie di Sergio Sciarra, giornalista dal TGR Abruzzo della Rai. Quei componimenti lo hanno condotto fin dentro alla casa introdacquese di Pasquale D’Angelo. Dietro la porta c’è il mondo che ogni uscio degli antichi paesi cela. Una macchina del tempo per fuggire nel passato. A lui è andato il terzo premio. Medaglia d’argento, invece, per il servizio televisivo di Luciana Celeste di TV2000, fatto con il cuore e per il cuore, quello che il lago di Scanno forma da una prospettiva privilegiata. Protagonista è il borgo con i suoi profili, i suoi scorci e con l’occhio dei fotografi che in religioso pellegrinaggio da anni si recano nell’Alta Valle del Sagittario per catturare in un “amen” una bellezza secolare.
Primo premio, già spoilerato da una settimana, “Una stella sulla Majella”. Pezzo scritto dal sottoscritto, con il telefonino, su un autobus che da Casoli viaggiava in direzione Sulmona, dopo sessanta chilometri di marcia coperti in tre giorni. La fatica, la stanchezza, le sensazioni vissute, sono i filtri che hanno ripulito la storia dalla mera cronaca. “Show don’t tell”, è una delle prime frasi che Gianni Riotta, uno dei due direttori che ho avuto nella mia Alma Mater, disse a noi, ventiquattro studenti, il giorno del suo insediamento. Un insegnamento prezioso, come preziosi sono stati quelli quotidiani che Gianni Lucarini, Massimo Cecchini, Barbara Principato e l’altro direttore, Roberto Cotroneo, davano in quella giovanissima redazione con praticanti, ora professionisti, che hanno spiccato il volo in tutta Italia. E tra loro c’è un gruppo di persone che ho il privilegio di chiamare amici, più che colleghi. Il resto è cronaca recente, quella che ogni giorno i lettori vedono sul Germe. Quella che si trova dal lato della verità e non dei potenti. Quella che preferisce uscire anche un’ora dopo pur di verificare la fonte e l’attendibilità della notizia. Perché sentire “l’ha scritto Il Germe” è il vero premio quotidiano di fiducia da parte di chi legge. Insomma, è la storia del direttore, Patrizio Iavarone, della sua scommessa di un tipo di informazione con la “i” maiuscola e di tutta la redazione con una linea editoriale limpida. Insomma, è il premio di tutti loro, più che il mio. Perché anche senza uno di loro, in questo percorso, il puzzle non sarebbe stato completo.
In quel di Palazzo dell’Emiciclo menzioni speciali a Paola Peluso di SuperJ, per la trasmissione “Okkio, oltre la cronaca”, ad Alessio Consorte con il documentario “Il serparo” su Reteabruzzo.com e a Daniele Pinton con l’articolo “Lo zafferano aquilano e la sua ricchezza tra storia e modernità” pubblicato sulla rivista Fideliter.
E poi c’è chi è già proiettato verso il mondo dei grandi, come Simone Matteis, praticante del master in giornalismo dell’Università di Torino, che ha vinto il premio intitolato a Manuela Romitelli. Premiato alla carriera Francesco Lo Piccolo, direttore della rivista “Voci di dentro” realizzata da detenuti. Perché la libertà di espressione non conosce né sbarre né prigioni, se non quelle imposte dalla coscienza.
Valerio Di Fonso
Premi super meritati… complimenti vivissimi !!!