Una passeggiata nel verde, o nel poco che ne rimane, serve a toccare con mano, tra le discariche a cielo aperto, l’insensibilità dilagante e un senso civico sempre minore. Perché sembrerebbe che la scomparsa dei tradizionali cassonetti della spazzatura abbia legittimato gli irrispettosi a riversare nell’ambiente ciò che dovrebbe essere appositamente gettato nei mastelli della raccolta differenziata- questa sconosciuta!- o nelle isole ecologiche che, pensare un po’, sono state realizzate appositamente.
E così, per preservarsi dallo stress o per la scarsa comprensione di dove i rifiuti debbano essere collocati, per inerzia o pigrizia, ecco fiorire, qui e lì tracce di inciviltà. Perché, di rifiuti, ce n’è di ogni genere, fra gli alberi o lungo i marciapiedi, nel centro cittadino o nelle zone di periferia: via Fila- tanto per citarne qualcuna- nella zona artigianale, dietro i locali ex Cescot, oggi scuola, ne è un esempio. Sacchi di spazzatura, lamiere arrugginite, bottiglie, buste e piatti di plastica, cartoni, persino un bidet e un attrezzo da palestra.
Discarica limitrofa, ma alla luce del sole, adornata da arbusti ed erbacce. Gli stessi che caratterizzano la zona terminale della circonvallazione orientale, nel marciapiede che segue il perimetro del fiume Vella, dove, l’erba alta e gli arbusti con rami ricurvi ostacolano il regolare passaggio dei pedoni che, rivolgendo lo sguardo al fiume, rimangono invece colpiti da “bellezze” non del tutto naturali, ma disposte con maggior fantasia. Perché, quasi a voler far percepire un’atmosfera natalizia – in evidente anticipo – qui, i sacchi di rifiuti pendono dai rami, come a sostituire degli addobbi, ai quali si aggiungono i consueti abbandoni di spazzatura isolati o a masse.
Un’inciviltà marcata che, di certo, non rende giustizia al titolo del capoluogo peligno: una città d’arte che mostra, tra cumuli di rifiuti, segni di instabilità e disinteresse, a sfavore di chi nella valorizzazione territoriale, un po’, ci crede ancora.
Mariagrazia Verrocchi
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