“In quindici mesi di asperrima lotta i patrioti della Maiella hanno scritto per la storia della risorgente Italia una pagina di superbo eroismo. Tra le primissime truppe liberatrici all’alba del 21 aprile a Bologna; il primo maggio 1945 ad Asiago; dal 15 dicembre 1943 al primo maggio 1945, di battaglia in battaglia, essi furono sempre e dovunque i primi in ogni prova di audacia e ardimento”. E’ il 2 maggio 1965 quando l’allora ministro della Difesa Giulio Andreotti arriva a Sulmona per onorare, con la medaglia d’oro al Valor Militare, la bandiera della Brigata Maiella.
“Audacia e ardimento” sono le caratteristiche che accompagnano questa formazione partigiana durante il lungo viaggio di Liberazione dell’Italia dall’occupazione nazifascista. Eroi che partono dalle montagne abruzzesi e che si rafforzano di volta in volta fino a voler contribuire, con puro spirito patriottico, a liberare anche il nord. Perché la Brigata Maiella poteva scegliere di limitarsi all’Abruzzo.
Tra loro Gilberto Malvestuto, oggi 99enne, che nel tempo ha contribuito a diffondere i valori fondanti la Brigata Maiella. Gli occhi lucidi e la voce tremante dalla commozione, nell’ottobre scorso, quando a Sulmona è stato inaugurato il monumento alla Brigata. “Indossare un mitra pesa e non mi è mai piaciuto. Io l’ho fatto solo per guadagnare la libertà che spetta ad ogni uomo” aveva detto al giornalista Gad Lerner in occasione di un’intervista.
“La libertà che spetta ad ogni uomo”.
Celebrazioni senza cittadini. E’ strano onorare il 25 aprile rinchiusi tra le mura di casa, quando fuori imperversa un nemico silenzioso e invisibile, da combattere solo attraverso un profondo senso civico, privati, seppur in modo diverso, della libertà individuale. Nulla di paragonabile, certo, non c’è un mitra da imbracciare né un altro uomo contro cui sparare. Allora tra le mura di casa diventa essenziale una riflessione sul valore della libertà, quella che non c’era prima e quella che non c’è ora, cercando di comprendere il modo in cui ognuno può in questo periodo fare propri quei valori sommandoli alle evidenze di oggi per essere donne e uomini sempre migliori.
E che questo invito del partigiano Gilberto Malvestuto, ultimo ufficiale in vita, possa essere d’ispirazione: “Giunga a tutti voi la mia voce di vecchio combattente per la libertà a squarciare il silenzio assordante di questo tempo sospeso. Giù le mani dal 25 aprile! Oggi continuiamo a celebrare la liberazione dal nazifascismo e il ritorno alla democrazia in barba a tutti i revisionisti che ne vorrebbero il suo snaturamento. Il nostro inno resta sempre Bella Ciao! Ora e sempre Resistenza”.
Simona Pace
Se non sbarcavano gli “ Americani “ a spazzare via l’orda nazista e ad aiutarci nella ricostruzione con il Piano Marshall…oggi avremmo parlato la lingua teutonica.
Onore ed eterna gratitudine a tutti i loro caduti sul fronte italiano ( unitamente ad Inglesi, Canadesi, polacchi, neozelandesi e altri).
La più sincera riconoscenza per non averci fatto finire, poi, sotto la dittatura bolscevica comunista.
Dalla padella…alla brace.
VIVA LA DEMOCRAZIA LIBERALE.
Secondo Publio le migliaia di partigiani morti che hanno lottato per la libertà contro quello a cui ci aveva portato la destra italiana sono state inutili.
Ricordare le carneficine di cui l’umanità è stata capace è un obbligo di tutti, affinché non cadano mai nel dimenticaio. Oggi però, oltre al ricordo, dobbiamo capire che c’è bisogno di combattere un nuovo nemico, molto subdolo, pericoloso tanto quanto coloro che hanno determinato i tanti milioni di morti e forse di più. Chi gestisce il potere economico-finanziario (1% della popolazione mondiale) ha sottomesso la restante popolazione. Decidono i nostri destini e ci fanno credere che viviamo il migliore dei mondi, se non avremo il coraggio di una nuova resistenza temo non ci sarà nessuna possibilità di realizzare un mondo migliore, fatto di libertà e dignità per ogni essere umano. Riflettiamo.