Avremmo dovuto parlare degli abbracci negati, in questo giorno di Pasqua. Di Pasqua negata. Perché quella stretta di corpi e anime è il segno, soprattutto nella città di Sulmona, di una comunità, che si ritrova ogni anno dovunque essa sia dispersa. I “come va” e i “che fai” scanditi nel lento procedere sullo struscio, le strette di mano e i baci, i sorrisi accennati alla memoria e ai ricordi. I segreti custoditi con onore e complicità. Avremmo dovuto raccontare della gioia dei confratelli al termine della corsa, del Campari di Francesco che a Dio neanche ci crede, ma che all’aperitivo dopo la Madonna non avrebbe mai rinunciato, o dei banchetti del giorno dell’Angelo e i barbecue in montagna che sono anche vietati.
Ma oggi la Madonna non scapperà sulla piazza, avvolta ancora nel lutto e nascosta dietro ad una mascherina. In attesa che anche Lei veda la Luce, che stavolta non basterà alzare lo sguardo verso l’acquedotto. La quarantena forzata a cui il virus ci ha costretti, oggi segna in modo marcato la sua presenza. Restituisce sul calendario e nel profondo di ognuno la portata di una condanna all’essere asociali. La negazione stessa della comunione a cui, cristianamente e laicamente, la Pasqua è ispirata.
La resurrezione quest’anno ha bisogno di un nuovo paradigma, di altri interpreti, che indossino degnamente il mantello verde della speranza. E noi li abbiamo trovati nella solidarietà e nell’altruismo di chi è in prima linea, di chi ha deciso di rischiare la vita per gli altri. I medici, gli infermieri, i farmacisti, il personale sanitario tutto e quello addetto alle pulizie. I cassieri dei supermercati, i volontari della protezione civile, gli operatori ecologici. Chi giornalmente si sporca letteralmente le mani, in un tempo in cui le mani è raccomandato averle ben pulite.
Oggi raccontiamo in una video-intervista una storia, una delle tante, quella di un consigliere comunale che è medico e che ha deciso di andare in prima linea, per senso etico e civico, per deontologia professionale e amore d’Ippocrate. Maurizio Balassone partirà mercoledì prossimo per “il fronte” dell’emergenza, in prima linea negli ospedali Covid delle zone più colpite. Non è il primo, né l’unico, ma è un esempio che ci piace porgere ai lettori, come fosse un ramoscello d’ulivo. Buona Pasqua.
che penna!
complimenti al dottor Balassone, alla faccia di chi si dà malato o come si suol dire fa luscem per non andare alla guerra
E l’Esercito e le Forze dell’Ordine, non stanno forse svolgendo un’opera altamente meritoria? Non meritano nemmeno di essere nominati da voi del germe?