Il grido dei Mazara

Alla polizia municipale basterà attraversare la strada per trovare i primi trasgressori della recente ordinanza anti-ratti fatta dal sindaco Annamaria Casini. E non sarà complicato neanche individuare i responsabili di tanta incuria che nascono e crescono proprio dentro la proprietà del palazzo. Perché proprio lì di fronte, davanti agli occhi vigili della polizia, si trova quello che oggi è il monumento forse più significativo dell’abbandono e dell’incuria, un bene pubblico, sede del Municipio fino a quando nel gennaio 2017 venne dichiarato inagibile, trasformato in un ricettacolo di immondizia, muffe e animali.

Palazzo Mazara, oggi, è anche protetto dalle tanto care transenne comunali, perché da fuori è pericoloso e pericolante (nella parte pubblica ovviamente), ma dentro quel che c’è, quel che è diventato, è un’offesa per una città d’arte quale Sulmona dice o aspira ad essere.

Le immagini restituiscono infatti uno scenario da terzo mondo: con l’ex giardino pensile trasformato in terrazza di rappresentanza lurida e nera, con inflitrazioni d’acqua che scendono lungo le pareti, pezzi di intonaco scorticati, ed erbacce dove non ha preso il sopravvento la muffa. Tutto intorno gli antichi marmi e le balconate eleganti di questo palazzo del Settecento, coperte da guano di picconi, che lentamente e inesorabilmente sta letteralmente mangiando i colori e le pareti, oltre a rappresentare un serio pericolo per l’igiene pubblica.

Agli angoli delle volte pezzi di cornicione che cadono e la storia che piange ed urla vendetta.

Più del danno accumulato in questi due anni e mezzo di chiusura, fa male la prospettiva di recupero di questo gioiello storico, per il quale esiste da quasi un anno un progetto di messa in sicurezza, come da incarico dato all’architetto Antonio Zavarella, ma non esistono prospettive di finanziamento. Il progetto iniziale valeva infatti circa 3,7 milioni di euro, soldi che non solo non ci sono, né si sa dove andare a prenderli, ma che probabilmente, come spesso accade per le opere pubbliche, dopo tanto abbandono saranno insufficienti, semmai da qualche parte si riuscirà a trovarli.

Palazzo Mazara, d’altronde, è solo uno, ma forse la più importante, degli edifici pubblici a non aver mai visto partire la fase della ricostruzione post-sisma, cominciata nel 2009 e acuitasi nel 2016 quando da un giorno all’altro, il Comune, improvvisamente, decise di trasferire e chiudere i suoi uffici per lasciare dietro di sé tante macerie e poche speranze.

2 Commenti su "Il grido dei Mazara"

  1. Questo degrado è uguale al degrado di questa amministrazione.

  2. antonio storace | 2 Agosto 2019 at 08:59 | Rispondi

    Basterebbe licenziare i responsabili colpevoli di codesti disastri.

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