Il disastro di Molina: chiesto il processo per due tecnici del Genio civile

Disastro colposo e omissione e violazione dei doveri d’ufficio, perché, dice la procura di Sulmona, quel fiume che scorreva sotto il ponte di Molina Aterno, crollato il 18 gennaio del 2023, doveva essere manutenuto, pulito, gli argini liberati dalla flora morta, dai rami minacciosi, dalla ghiaia accumulata. Per questo, secondo il sostituto procuratore del tribunale di Sulmona, Edoardo Mariotti, i due tecnici responsabili di quelle opere di manutenzione, ovvero del Genio civile, devono andare a processo. La richiesta è arrivata sul tavolo del giudice per le udienze preliminari, Alessandra De Marco, in questi giorni in cui dall’Emilia Romagna alla Spagna, è evidente e drammatico l’effetto e il bilancio degli eventi atmosferici estremi. Estremi e non più così rari, a quanto pare.

Alla richiesta di archiviazione per i due tecnici della Provincia (a cui non spetta la manutenzione delle aste fluviali), è seguita, così, quella di rinvio a giudizio per Carlo Giovani responsabile del Dipartimento Infrastrutture e Trasporti del Genio civile e Gilberto Di Giorgio, responsabile dell’ufficio tecnico dello stesso Dipartimento. Erano loro, secondo la procura, a dover evitare il crollo del ponte, quel “disastro con conseguente concreto pericolo per la vita o l’incolumità di un numero indeterminato di persone”.

Non lo hanno fatto, secondo l’accusa e secondo la perizia tecnica affidata a due esperti, non solo non facendo manutenzione (di cui né la Provincia, né la Regione hanno trasmesso il piano ordinario obbligatorio per legge), ma anche ignorando o meglio sottovalutando le allerte meteo che per tre giorni, dal 16 al 18 gennaio dello scorso anno, segnavano in giallo l’asticella di attenzione.

Per i periti del tribunale, d’altronde, la struttura non è crollata per la portata d’acqua che non ha causato lo straripamento, ma per l’inadeguatezza strutturale del ponte su cui pure non era stata fatta alcuna manutenzione e che doveva essere demolito dal 2009 e, soprattutto, dall’accumulo di detriti nel fiume che hanno occluso l’alveo premendo e facendo crollare il pilone centrale del ponte.

Storie di quotidiana disattenzione, forse, che, però, oggi, con i cambiamenti climatici in corso, non possiamo più permetterci.

L’udienza preliminare è stata fissata per il prossimo 6 marzo. Per quella data, chissà, dovrebbero partire anche i lavori di ricostruzione di quel ponte, che fortunatamente crollando non ha fatto vittime, ma che ancora oggi provoca l’isolamento di un pezzo della Valle Subequana.

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