Il cortocircuito

Che Sulmona non fosse più un’isola felice lo si sapeva da anni. Almeno una quindicina, quando dai ruderi di una gioventù allo sbando (quella dei cinema, dei teatri, delle biblioteche e dei centri aggregativi chiusi) emerse, come dal piccolo schermo, il “Romanzo criminale in salsa peligna”: dalla rete organizzata del Piccolo Colosseo, alle ceneri rinate e riarmate dell’Araba Fenice, la droga nei garage, le estorsioni, i soldi nascosti nel congelatore, la cocaina che viaggia a fiumi tra le narici e sugli specchi di utenti sempre più giovani.

La sferzata che da inizio anno le forze dell’ordine hanno dato alla lotta allo spaccio, con tredici arresti e chili di roba sequestrata, però, non sembra aver intimorito l’ambiente.

La droga continua a girare tra giovani e meno giovani e gli spacciatori continuano a vivere in un mondo a sé, dove la giustizia è solo quella che si fanno loro.

Accade, così, che in una settimana si registri in città il terzo incendio di auto. Dovuto ad un cortocircuito sociale e non certo meccanico.

Ieri mattina in via Patini si sono svegliati con una jeep Renegade in fiamme: mancavano pochi minuti alle cinque quando l’auto, in uso ad un quarantenne pregiudicato, uno di quelli che i capitoli dell’escalation dello spaccio li ha recitati tutti in città, è stata divorata da un rogo appiccato probabilmente e verosimilmente in modo doloso.

Una ritorsione, probabilmente, come lascia pensare quanto accaduto poche ore dopo, quando il quarantenne in questione si sarebbe recato in via della Cona a casa di un ventisettenne, anche lui non nuovo alle cronache dello spaccio, munito di martello e forbici pronto per consumare la sua vendetta. La porta blindata lo ha fermato, ma non avrebbe fermato le sue minacce: 12mila euro entro venerdì per ripagare il danno fatto alla sua jeep, avrebbe detto.

Il ventisettenne una settimana fa vide bruciare sotto casa la sua Matiz (o meglio in uso a lui) e ai carabinieri avrebbe raccontato di aver ricevuto giorni prima minacce proprio dal quarantenne che ieri è diventato vittima della ritorsione.

Qualche mese fa anche alla madre del ventisettenne era stata data alle fiamme l’auto.

Il quadro sembra chiaro, ma al momento non abbastanza da far scattare misure cautelari. La procura di Sulmona ha aperto un fascicolo contro ignoti, probabilmente perché vuole capire chi altri ci sia dietro alla guerra. Soldati e generali.

Sperando che nel frattempo il cortocircuito non faccia danni più gravi.

14 Commenti su "Il cortocircuito"

  1. era meglio tanti anni fa quando le persone come questi coglioncelli venivano pestati. ora i buoni hanno paura della legge ed i tossici e spacciatori fanno come caxxo gli pare… depenalizzerei il pestaggio fatto a fin di bene.

  2. Ma cos è un articolo o una poesia???

  3. Marco Sciarra | 24 Marzo 2025 at 07:25 | Rispondi

    … questa è una piccola cittadina dove si sa tutto di tutti… CORNA COMPRESE… peccato però che chi di dovere, spesso, ha fatto finta di non vedere e non sentire, forse fautori del motto Italico-Partenopeo del “ Dotto’… Tengo famiglia “, o forse fiaccati per l’apatia delle lievissime pene comminate rispetto a gravi reati commessi singolarmente e in associazione.
    Singoli individui e intere “bande “ criminali lasciate libere di ingrandirsi… minacciando, rubando, taglieggiando, usurando e soprattutto spacciando intere partite di droga sul territorio.
    “ … ma al momento non abbastanza da far scattare misure cautelari…” recita l’articolo… ma ricordo a me stesso e a valere per tutti, che quando “ scattano “ le misure cautelari e le relative Condanne… le Pene comminate sono sempre lievi se non lievissime per la gravità dei reati e per la loro reiterazione.
    Questi soggetti vanno allontanati dalla città e dalla Valle definitivamente… invece ce li ritroviamo sempre liberi di girare per corso Ovidio e per i vari locali della movida cittadina.
    LIBERI di continuare a Minacciare e pestare all’occorrenza… di Rubare… di USURARE, e di… SPACCIARE quintali di polvere bianca.
    E se dovessero chiudere… non venite a chiederci di manifestare.

  4. Con il nuovo padiglione del carcere non potranno che migliorare le cose !

  5. Questo è lo specchio della società in cui viviamo… Il pesce puzza dalla testa… La testa non verrà mai tagliata..Dove non c’è volontà e corruzione nulla si fa…

  6. Ma il quarantenne e la madre del ventisettenne come fanno a stare liberi che hanno più condanne loro di tik tak dentro un pacchetto

  7. E vabbè

  8. L'Avanguardista | 24 Marzo 2025 at 14:08 | Rispondi

    Per stabilire se un territorio è poco sicuro dal punto di vista criminale occorre una misura dei crimini più rilevanti, cioè violenze contro la persona e furti in strada e nelle abitazioni.
    Questo caso è solo un racconto di due che se le sono date a colpi di auto incendiate.
    Fate voi del “Germe” una notizie con i dati presi dalle forze dell’ordine del territorio, così ci regoliamo se andarcene a vivere in qualche oasi più sicura.

  9. Fuori da Sulmona questa gentaccia

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