E’ passato un mese e mezzo, quasi due, tanta acqua sotto i ponti e talmente tante nella Rete, che quell’episodio di violenza e razzismo era quasi dissipato nella memoria collettiva.
Chi glielo avrebbe fatto fare, in fondo, al sostituto procuratore della Repubblica di Sulmona Stefano Iafolla di andare fino in fondo, di sollevare ieri, con la richiesta di arresto per tentato omicidio con aggravante razziale nei confronti dei responsabili del blitz al centro di accoglienza, un polverone mediatico e politico che ha attraversato tutte le maggiori testate del Paese. Proprio ora, in queste ore poi, che il centro di accoglienza della Casa Santa è in via di smantellamento e tanto più che la vittima e le vittime di quel blitz indegno del 12 giugno scorso sono poco più che numeri di protocollo, sbattuti qua e là a seconda delle agibilità di una struttura, delle risposte ad un bando. Voci mute sotto una montagna di capelli dread. Che se anche sei radical chic e un po’ buonista, ti chiedi che fanno tutto il giorno sulla bici.
E invece con il provvedimento richiesto da Iafolla e firmato dal giudice per le indagini preliminari Marco Billi ieri, la città e il Paese hanno avuto un scatto di civiltà e orgoglio. Di quelli che ti fanno tornare a credere nella Giustizia, quella coraggiosa che non ha paura di affrontare più che i delinquenti, i poteri concorrenti. La politica, in questo caso, che l’odio razziale lo istiga subdolamente, lanciando crociate da Medioevo, tacendo o sparlando a seconda dei movimenti della pancia dell’elettorato.
Giustizia, appunto, e rispetto della Costituzione, quella che vieta la discriminazione razziale, aggravante etica e di legge ad un crimine che di per sé è già grave.
La polizia che ha condotto le indagini e il magistrato che le ha disposte, non si sono fermati ai racconti e alla cronaca. Come è giusto che sia sono andati a fondo, hanno scavato, raccolto le segnalazioni dell’opinione pubblica, della stampa (in particolare un articolo de Il Germe), e hanno verificato che quella testa mezza rasata di Serafino Di Lorenzo, trentanove anni e poco da raccontare alla collettività, aveva un passato di odio razziale urlato sui social e non solo. Quasi un vanto per lui, travolto dal vento in poppa della politica intollerante e antimigranti, che anche dopo quanto fatto si pavoneggiava contro gli “scimmioni spacciatori” e quelle “merde puzzolenti”.
“Dal tenore delle dichiarazioni pubblicate da Di Lorenzo – scrive il giudice nell’ordinanza di custodia cautelare – traspaiono con estrema chiarezza frasi di chiara discriminazione razziale e di odio etnico”, odio confermato poi anche da un’operatrice del centro che, ascoltata dal magistrato, ha “confermato la reiterazione di comportamenti di discriminazione da parte di Di Lorenzo”.
Quella sera del 12 giugno “è stata realizzata una sorta di spedizione punitiva – scrive il giudice – che ha colpito la persona offesa che pure non era ritenuta dagli indagati direttamente responsabile della cessione di stupefacenti che essi intendevano punire privatamente”. Che poi di questo presunto spaccio, non vi è riscontro e traccia nelle indagini compiute.
Non sappiamo se Serafino Di Lorenzo e Nicola Spagnoletti resteranno in carcere a lungo, domani probabilmente ci sarà l’interrogatorio di garanzia e con l’aiuto dei loro avvocati (rispettivamente Alberto Paolini e Simona Fusco) forse riusciranno anche a negare o a rimangiarsi il loro odio razziale, a cospargersi il capo di cenere e riavere la libertà in attesa del processo. Chissà persino a pentirsi.
Di certo l’arresto di ieri segna una pagina coraggiosa e bella della Giustizia, arrivata quando non te l’aspettavi, in difesa di chi non ha voce, dread in testa e il colore della pelle troppo scuro per essere considerato un essere umano.
ma che coraggiosa giustizia, qui si tratta di guerra tra poveri… di che coraggio si tratta ad arrestare un senza tetto che probabilmente è più disperato dei neri che vengono in cerca di fortuna in italia? ma pensassero alle cose serie….
Chi è l’estensore dell’articolo?
PS
Ho già posto recentemente la stessa domanda senza aver risposta
Sarà la volta buona?
A tutti i ben pensanti. Quindi, mandati in galera i due soggetti, oggi Sulmona si risveglia più civile? Basta veramente questo per far tornare la tranquillità e soprattutto la giustizia? Possibile che nel 2018 ci si debba ancora contrapporre tra buoni e cattivi? In questi anni di accoglienza a Sulmona non si è riusciti a fare uno straccio di integrazione. Tutto è stato lasciato al caso e così i più “sensibili” hanno creduto che il loro aiuto avrebbe riscattato decenni di incuria dell’Occidente verso gli altri popoli, i più “precari” hanno finito per colpevolizzare chi è venuto in cerca di un futuro migliore e quest’ultimi non hanno fatto altro che adattarsi a ciò che hanno trovato; nelle strutture che funzionano hanno capito che avrebbero dovuto rimboccarsi le maniche per ottenere di più, in quelle arronzate si sono invece adagiati magari percorrendo strade sbagliate. Ad oggi rimane solo l’amaro in bocca (o almeno così dovrebbe essere anche per chi fa finta di non vedere nei due soggetti due delinquenti al di là dell’indole razzista) per la nostra città che non ha colto l’ennesima occasione di uscire da un torpore anche culturale e non solo economico, e non mi riferisco alla chiusura imminente di una delle strutture di accoglienza ma soprattutto alla volontà di opporsi fermamente all’idea passata di creare uno Sprar. Quella si sarebbe stata l’opportunità di far parlare in senso positivo di Sulmona anche nei notiziari nazionali.
bene,il borgo e’ in letargo da tantissomo tempo,responsabile il” cambiamnento climatico”..non ci saranno piu'” primavere “,bisogna avere pazienza, tanta, tantissima quella di Giobbe non basta.. di “pensanti” lungimiranti(politici-amministartori,manager,dirigenti,presidenti,
consiglieri,Cittadini consapevoli) preparati,capaci attenti ai risultati ottenibili(non chiacchiere) con piani,progetti,ecc concreti, realizzabili,fattibili,al momento nessuno quindi….le cronache ci raccontano un giorno si ed un giorno pure, di scandali,abusi,ecc,
il tutto solo ed esclusivamante per i “denari”,naturalmente per i ritorni ed interessi particolari, privati,personali..altro che accoglienza,basterebbe farsi un giro in Germania,Regno Unito, in quelle Democrazie che assistono e offrono le opportunita’,
innanzitutto:abitazioni,lavoro,corsi di lingua,Leggi,ragole da rispettare,integrazione con le varie tradizioni,usanze,cultura,consuetudini,religioni,ecc,ecc assistenza sanitaria,ecc,ecc…
da noi esistono? No e’ la risposta…dunque quale speranza? Non e’ finita,un Paese vecchio,
fermo,problemi ovunque,dovunque,ammodernamento,adeguamento tecnologico infrastrutture corruzione,delinquenza,ecc,ecc,in aggiunta economici e di leadership,non c’e’ nessun capitano coraggioso al comando…di cappelli tanti,ma in assenza di Napoleone,dunque chi stabilisce gli obbiettivi ,strumenti,regole ?
Purtroppo non basta il Magistrato di turno,quello che crede alla missione Giustizia,che rimane al servizio dei Cittadini,del paese,(minuscola di rigore) qui dobbiamo partecipare tutti,esigere il ripristino delle regole nella Cosa pubblica,doveri,diritti,senso civico,Interesse generale,Legalita’ diffusa,ecc non far finta di niente,guardando dall’altra parte,meglio:sta bene rocco sta bene tutta la rocca,o no?
E l’operazione Papavero?
bene,le operazioni,le attivita’,nessuna esclusa…nel principio,valore,finalita’:Legalita’ diffusa,o no?
Se a una giustizia coraggiosa si accompagna anche un pezzo di informazione coraggiosa, allora è vero che si deve e si può nutrire ancora un po’ di fiducia in questa nostra povera Patria.
P. S.
E che gli amanti delle chiacchiere continuino pure (con i loro distinguo e le loro saccenze) a…chiacchierare.
Ma poi l’operazione Papavero come è andata a finire?