La voce rotta. È quella di Gilberto Malvestuto, l’ultimo reduce della Brigata Maiella, l’unico, con i suoi 98 anni, ancora in vita. La voce fiera nel ripercorrere vicende e valori che hanno guidato la formazione partigiana, poi riconosciuta come corpo militare, che trema, cede al solo nominare quel nome, quello del comandante Ettore Troilo che da’ vita alla Brigata.
Oggi a Sulmona il ricordo di chi ha contribuito alla libertà dell’Italia è stato commemorato con l’inaugurazione del monumento nel parco urbano tra via Cornacchiola e via Togliatti.
Le autorità militari e civili, la fanfara, il clima fermo e formale del mondo militare abbinato a quello commosso dei cittadini presenti alla cerimonia. Gli applausi, i bambini che leggono i nomi dei caduti, i canti sommessi di chi è cresciuto a suon di resistenza e libertà. La solennità del momento. Tutto attorno ad un unico monumento che segna un momento di “valore altissimo”.
Non bastano descrizione né parole per spiegare il carico di emozioni che la Brigata Maiella richiama in tanti, nei sensibili, in chi quel sacrificio passato se lo porta stretto nel cuore. Per la Valle Peligna, e non solo, la formazione abruzzese è stata libertà e coraggio. Come quello che ha permesso loro di spingersi oltre il territorio di appartenenza per liberare l’Italia fino ad Asiago.
Un uomo fiero di essere stato parte della formazione. Felice e commosso di partecipare ricordando l’epopea e i valori guida di democrazia e libertà, di nuovo autenticati, oggi, per i caduti idealmente presenti. “Compagni di lotta, caduti al mio fianco. Il pensiero va a Ettore Troilo, il suo nome sia costantemente un solenne richiamo ai valori che guidarono la brigata. Viva la resistenza viva la brigata Maiella viva la libertà” ha sommessamente gridato Malvestuto.
E poi il figlio di Ettore Troilo, Carlo, che menziona il suo legame con Sulmona riconducendolo principalmente a pochi episodi e ad una persona: la Brigatache non si limita alla liberazione della Valle e comprende la necessità e la capacità di proseguire con un inaspettato incremento delle forze, le medaglie d’oro ottenute e la visita di Ciampi che ha aggiunto un tassello a suo modo importante, un certo riconoscimento ufficiale; e tra le persone proprio “Gilberto Malvestuto, il più stretto collaboratore di mio padre – ricorda Carlo -, negli anni in cui ormai malato si è battuto per ottenere la medaglia d’oro alla Brigata”.
Da oggi, guardando quel monumento lasciato alla luce del sole dal tricolore italiano, Sulmona avrà il suo angolo per ricordare il ruolo avuto nella resistenza, anche umanitaria, quella delle donne e delle famiglie che hanno rischiato tutto pur di rimanere fedeli a quel valore “fraterno” che l’umanità dolcemente impone. Al fianco di Sulmona gli altri comuni che alla resistenza hanno preso parte.
Simona Pace
Come se non bastasse il Monumento ai Caduti di piazza Tresca, tra qualche anno anche questo vedrà i nomi scolpiti leggersi a malapena, vuoi per le intemperie, vuoi per lo smog.. una teca di vetro a loro protezione forse è chiedere troppo. Per non parlare della facciata dell’Annunziata metà bianca e metà nera..
Vorrei ricordare quel ragazzo volontario della Brigata Maiella, che dichiarò il falso per farsi arruolare.
Disse di avere diciotto anni, quando, invece, ne aveva solo 14.
Parlo di Ennio Pantaleo.
Ancora in vita, presente alla cerimonia, ma che nessuno ha nominato