Il contratto con l’Arap è scaduto, incognita sulla riapertura del nido

Il conto senza l’oste: anche la sede temporanea del Nucleo industriale è a rischio per i bambini dell’asilo nido Isola Felice che dovrebbero rientrare nella struttura già lunedì prossimo.


La cooperativa Nos che gestisce il servizio ha già provveduto a fare il trasloco e sistemare e pulire i locali, contando sulla comunicazione ufficiale del Comune di Sulmona che l’altro giorno annunciava l’impossibilità di tornare nella sede naturale di via Badia a causa dei lavori in corso, e, allo stesso tempo, in sostituzione, la disponibilità dei locali presi in affitto dall’Arap lo scorso anno.


Il Comune faceva forza su una delibera, adottata a settembre del 2018, nella quale modificando il primo accordo di due mesi e vantando lavori strutturali e migliorativi apportati alla struttura, rivendicava la disponibilità degli spazi per 27 mesi. Il conto fatto dal Comune, tuttavia, non era quello corretto, perché la compensazione era basata su un costo di locazione forfettario fatto dall’Arap per due mesi, molto al di sotto del prezzo di mercato.


Tant’è che il contratto, che poi è l’unico a far fede, prevede la scadenza oggi, alla fine di agosto, prima di settembre, prima dell’ingresso dei bambini. Non che l’Arap non abbia intenzione di concedere al Comune gli spazi per questa ennesima emergenza provocata dall’inefficienza amministrativa, ma il problema è ancora una volta burocratico. Il nuovo eventuale, quanto probabile, contratto di affitto dovrebbe essere in realtà approvato e sottoscritto dal consiglio di amministrazione che, però, al momento non esiste all’Arap. Se ne dovrebbe fare in teoria carico il commissario, ma potrebbero volerci giorni se non settimane, con il risultato che i locali verrebbero occupati in questo lasso di tempo senza una copertura contrattuale, con tutto ciò che questo significa per un ente pubblico, sia dal punto di vista formale che assicurativo.
Sulla effettiva riapertura dell’asilo nido in via dell’Industria, insomma, resta un grosso punto interrogativo, dopo quello esclamativo per le infinite gaffe amministrative di palazzo San Francesco.

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