E’ famoso in tutto il mondo e per questo non esente da taroccamenti. Il confetto di Sulmona è finito così in tribunale, anche se la Taiwan dello zucchero non era poi così lontana dal capoluogo peligno e la mandorla era solo nel confetto, piuttosto che negli occhi del taroccatore. Uno stabilimento nel pescarese – con sede a Castel di Sangro – si era così appropriato illegalmente, ha stabilito ora il tribunale delle Imprese dell’Aquila, del marchio Confetto Giubileo inventato, coniato e preparato dal confettificio Ovidio di Sulmona.
Una questione di famiglia, in verità, perché la disputa è nata tra fratello e sorella, con quest’ultima che nel 2016 era andata a registrare il marchio a nome della nuova azienda creata, L’Unica, reclamandone i diritti in esclusiva e diffidando chi utilizzava quel nome e quella ricetta.
Ne è nato così un contenzioso, nel quale il titolare del confettificio Ovidio è riuscito a dimostrare, anche grazie ad un accordo commerciale che era stato siglato in passato proprio con l’azienda della sorella, la proprietà “intellettuale” del dolce di zucchero, creato nel duemila in occasione del Giubileo e portato in dono anche al Santo Padre.
Il tribunale delle Imprese ha sostanzialmente riconosciuto la mala fede della società L’Unica, per tre dei quattro motivi dettati dalla giurisprudenza: la conoscenza da parte del registrante (in mala fede) delle legittime aspettative vantate da altri sul marchio oggetto di registrazione, il fine anticoncorrenziale, ossia finalizzato a impedire la disponibilità del marchio agli altri imprenditori concorrenti, ovvero a ostacolare il loro progetto imprenditoriale nonché, lungi dal registrare un marchio per l’utilizzo effettivo dello stesso, si voglia impedire a un terzo di entrare sul mercato e l’aver pregiudicato le aspettative altrui abusando ad esempio del rapporto di collaborazione o fiducia ovvero precedendo nel tempo chi stia ponendo in essere un’attività preparatoria alla registrazione.
La registrazione del marchio, insomma, hanno stabilito i giudici, è abusiva e va annullata, riconoscendo al confettificio Ovidio un risarcimento di 300 euro per ogni giorno ulteriore di violazione e il pagamento delle spese legali e processuali per oltre 12mila euro. Nessun risarcimento danni, invece, è stato riconosciuto, a fronte della richiesta di 200mila euro avanzata dal confettificio Ovidio: nell’istanza, infatti, la fabbrica sulmonese non ha fornito documentazione adeguata per quantificare il mancato guadagno perso.
Una cosa però è certa il Confetto Giubileo è di Sulmona.
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