La sorpresa potrebbe arrivare già con la Befana e nella calza il Cogesa ha riservato per gli utenti un aumento consistente: una spesa aggiuntiva per lo smaltimento dei rifiuti in una discarica esterna, stimato in 800mila euro per il primo anno e che potrebbe superare agevolmente i 2,2 milioni di euro già dal 2021.
Questo è quanto prospettato nella riunione del controllo analogo tenutasi l’altro giorno e durante la quale persino il sindaco di Sulmona Annamaria Casini, principale sponsor della governance attuale, ha contestato duramente all’amministratore unico Vincenzo Margiotta la gestione della partecipata e soprattutto della discarica di Noce Mattei.
Margiotta in realtà vede davanti a sé un futuro radioso di risparmi e profumi, asserendo che tra circa tre anni i rifiuti che finiranno nel buco di Sulmona scenderanno dalle attuali 40mila tonnellate (il doppio di quelle autorizzate dai sindaci-soci) a poco più di 10mila, facendo allungare la vita della discarica stessa ad oltre 20 anni (ma non erano 60?).
Lo dice Margiotta basandosi su un piano strategico che, però, in realtà è stato già smentito dai fatti in parte e, probabilmente, sarà destinato ad essere smentito in futuro per la restante parte.
La parte già smentita, come anticipato da questa testata, è quella relativa allo stoccaggio dell’organico nell’impianto Biofer di Navelli (soluzione che avrebbe permesso di eliminare i miasmi alle Marane) che, sostiene Margiotta, solo ora ha fatto recapitare al giusto indirizzo la lettera scritta ad aprile nella quale l’amministrazione comunale del centro aquilano annuncia di non voler per nessuna ragione riattivare la discarica sul suo territorio. Tant’è che ora Margiotta è alla ricerca di nuovi siti da scavare, nella speranza tra l’altro di recuperare i 50mila euro spesi per opzionare la Biofer che potrebbero andare persi (roba da Corte dei Conti se si rivelasse vera).
La parte invece ancora tutta da verificare nella sua fattibilità è quella del presunto abbattimento dei conferimenti in discarica attraverso l’attivazione di due linee di produzione: un revamping cioè dell’impianto Tmb che permetterebbe di recuperare carta e plastica fino a 5-7mila tonnellate e l’attivazione di Refolo (il brevetto firmato dal catanese Mario Reale a cui Margiotta ha venduto la sua casa editrice) che, in pratica, attraverso un processo di trasformazione del rifiuto permetterebbe di dimezzare il conferimento in discarica trasformando la monnezza in combustibile per cementifici (Css).
Per il revamping, stima lo stesso Margiotta, ci vorranno però un paio di anni; mentre per Refolo, nonostante l’ottimismo dell’amministratore unico (che conta di avere l’autorizzazione entro l’anno) i tempi sono legati allo sblocco di un finanziamento Cipe da 2,5 milioni di euro che giace in Regione da un anno e mezzo. Il problema è che quel finanziamento, come ha prospettato anche l’assessore alle Partecipate del Comune di Sulmona, Stefano Mariani, non potrà probabilmente essere utilizzato per Refolo, perché la linea di contributo fa parte delle competenze 2014/2020, mentre Refolo, acquistato dal Comune di Roccaraso (che lo ha “girato” a Cogesa in attesa dei 600mila euro del suo costo), risale all’anno 2012. E la norma vieterebbe di finanziare con questi fondi, progetti antecedenti all’arco temporale di riferimento.
Per stare all’oggi e ai fatti, insomma, Cogesa nel rispetto dell’obbligo imposto dai soci, dovrà trasferire 20mila tonnellate di rifiuti (delle 40mila totali) in un’altra discarica. Dopo la diserzione delle due gare esperite, si è fatta avanti la Eco.Lan di Lanciano che chiede 110 euro a tonnellata a fronte delle 70 euro spese oggi da Cogesa per conferire nel proprio impianto. Quaranta euro in più a tonnellata (15 in più rispetto al vecchio fornitore di Isernia) che per 20mila tonnellate fanno 800mila euro, appunto. Ma la situazione potrebbe peggiorare a partire dall’anno successivo, perché come ha comunicato Margiotta ai soci il costo medio tra trasporto e conferimento è di 180 euro a tonnellata, 110 euro in più, cioè, di quello che si spende attualmente (che per 20mila tonnellate fanno 2,2 milioni di euro).
L’alternativa, Refolo e compagnia a parte, è quella di continuare a riempire la discarica di Noce Mattei che, però, ad oggi dispone solo di 110mila metri cubi di spazio, pari a tre anni di vita. Una vita che potrebbe essere allungata di al massimo altri quattro anni se si scavasse l’ultimo pezzo di discarica autorizzata (altri 170mila metri cubi).
E insomma la botte piena, la moglie ubriaca e pure i soldi in tasca non si possono avere, dice l’amministratore unico che ora scarica ogni responsabilità dicendo che “l’aumento inevitabile dei costi dovrà essere discusso dai soci”.
Un capolavoro.
Servizio ben scritto e dettagliato ma i conti li porta Margiotta e che conti, complimenti sig. Margiotta la paghiamo pure x questi conti.
On line ci sono 10 articoli diversi su questa storia dov’è la verita???
mi stufo anche a commentare, sono una massa di incompetenti. va rimosso l’amministratore ed il direttore tecnico. ci stiamo affondando, e poi il REFOLO a 600000 euro? che stima è stata fatta? e prima di firmare accordi non potevano vedere che la normativa nazionale vieta l’utilizzo del CSS sulle centrali inferiori ai 20 MWP? pazzesco. un pacco clamoroso. alle prossime elezioni svegliatevi o andate tutti a mettervi in fila per un posto….in discarica.