All’appello mancano una trentina di cani comunali (esclusi i sette ritrovati finora), ovvero randagi presi in “adozione” dal Comune: non si sa che fine abbiano fatto loro e i microchip che gli erano stati impiantati. Se siano finiti cioè anche loro nella fossa comune del cimitero abusivo o chissà dove. I carabinieri-forestali hanno contestato anche questo l’altro giorno alla gestrice del canile municipale, cioè che le carcasse smaltite ufficialmente tramite ditta specializzata confrontate con gli esemplari ancora ospiti del canile, non combaciavano. Lei, in qualità di responsabile dell’associazione Code Felici che gestisce la struttura dovrà dare spiegazioni almeno al Comune, a cui i carabinieri-forestali non solo hanno chiesto conto di quelle “assenze”, ma anche e soprattutto della bonifica dell’area.
Come avevamo previsto, infatti, le indagini non sono chiuse e per mandarle avanti bisognerà scavare ancora, per verificare cioè la quantità dei cani seppelliti abusivamente a Noce Mattei. Diciotto, finora, quelli già scoperti, ma potenzialmente molti di più a sentire le dichiarazioni e la denuncia fatta dagli ex collaboratori del canile che hanno fatto aprire l’inchiesta.
La richiesta formale di bonfica, apre ora per il Comune un problema non da poco e cioè quello di provvedere in qualche modo al trasferimento del canile, anche se solo temporaneamente. Non proprio una passeggiata che, tuttavia, resta difficile immaginare si possa evitare disponendo cioè la bonifica in presenza dei 260 cani (vivi) di Noce Mattei, sotto i cui box si presume ci sia un altro consistente bottino dell’orrore.
Il problema a questo punto non è solo giuridico, ma anche di igiene e incolumità pubblica; perché finora le carcasse rinvenute sono state seppellite senza alcuna precauzione igienica e disattendendo le regole basilari della sepoltura. E non si tratta di una o due carcasse, ma di decine. Considerando che oltre a quelle tracciate con microchip, ci sono anche quelle senza padrone. Nessuno sa davvero quante.
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